SOS Villaggi dei Bambini in Israele e Palestina – 14.10.2015

SOS Villaggi dei Bambini in Israele e Palestina

Serve un dialogo che consenta a entrambe le parti di vivere insieme e in pace

Milano, 14 Ottobre 2015 - Stanno proseguendo gli scontri fra palestinesi e israeliani iniziati nei primi giorni di ottobre. Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari sono 26 palestinesi, tra cui sei bambini, e 4 israeliani le vittime. 3.600 palestinesi e 40 israeliani sono stati feriti. Il numero di morti e feriti palestinesi in Israele e in Cisgiordania è il più alto registrato dal 2005. Nella Striscia di Gaza, la Mezzaluna Rossa Palestinese (PRC) ha fornito servizi di primo soccorso a 223 palestinesi, tra il 9 e l’11 ottobre, a causa dell'aumento della violenza. Ieri è stata un'altra giornata di sangue: tre morti e una ventina di feriti in due attentati avvenuti in contemporanea a Gerusalemme.
SOS Villaggi dei Bambini è un’organizzazione non governativa, apolitica e aconfessionale. Noi rispettiamo tutte le religioni e le culture e operiamo in 135 paesi e territori nel mondo. I nostri programmi a Gaza, in Cisgiordania e Israele hanno l’obiettivo di sostenere i bambini privi di cure familiari o a rischio di perderle e le famiglie vulnerabili. Noi crediamo che i diritti dei bambini debbano essere rispettati a prescindere da razza, religione o appartenenza politica e aderiamo e promuoviamo la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo (CRC). In Palestina e Israele, la nostra principale preoccupazione è la sicurezza e il benessere di tutti i bambini colpiti da questo conflitto, e abbiamo chiesto pubblicamente a entrambe le parti del conflitto di rispettare i diritti dei bambini.
L’escalation di violenza sta avendo un drammatico impatto sul lavoro di SOS Villaggi dei Bambini in Palestina e Israele.
Qui di seguito le testimonianze raccolte dai nostri colleghi.

Palestina
"L'attuale situazione politica è molto difficile. Tutte le attività dei programmi SOS in Palestina sono compromesse: è pericoloso spostarsi da una città all'altra. Abbiamo paura per i nostri bambini: gli scontri possono scoppiare in qualsiasi momento. Anche mandarli a scuola sta diventando difficile: potrebbero essere feriti o uccisi. I bambini che accogliamo sono profondamente spaventati. Molti giovani palestinesi sono stati uccisi e per i nostri ragazzi, sapere che i loro coetanei stanno morendo in questo modo, genera traumi e paura. Questo nuovo ciclo di violenza sta distruggendo la speranza di pace e ottimismo che la gente aveva" -  racconta Mohammad Shalaldeh, Direttore Nazionale di SOS Villaggi dei Bambini in Palestina.

Israele
"Entrambe le parti stanno attraversando momenti difficili. E’ una situazione tragica per tutti noi. Siamo profondamente solidali con la situazione dei bambini SOS di Gaza. Speriamo che la situazione torni a essere normale. Serve un dialogo che consenta a entrambe le parti di vivere insieme e in pace. Stiamo facendo del nostro meglio per fare in modo che i bambini siano al sicuro. Non è facile spiegare la situazione ai bambini e ragazzi" – afferma Nelly Geva, Direttore Nazionale SOS Villaggi dei Bambini in Israele.

Gaza
"Nel Villaggio SOS di Gaza, l'impatto psicologico di questo conflitto sui bambini è terribile. Le mamme SOS, i bambini, i ragazzi e il personale hanno paura di un'altra guerra, come l'estate scorsa (2014). Nessuno vuole vivere di nuovo questa esperienza. Ci stiamo preparando per una situazione di emergenza assicurandoci di avere abbastanza cibo e rifornimenti, se dovesse peggiorare la situazione. Ora, aerei F-16 sono costantemente in volo su Gaza e questo aggiunge terrore ai bambini e alle persone che vivono nel Villaggio SOS. E' anche difficile muoversi, troppa la paura degli scontri. Abbiamo avuto solo da 4 a 6 ore di elettricità al giorno e c'è penuria di gas e combustibile per cucinare” – dice Sami Ajjour, direttore del Villaggio SOS di Rafah.

Cisgiordania
"Il programma di rafforzamento familiare in Cisgiordania è a rischio. La maggior parte del nostro lavoro è stato fermato. Per quasi due settimane non abbiamo potuto visitare le famiglie a causa degli scontri e del pericolo di passare da una città all'altra. E’ stato difficile per noi aiutare le famiglie in difficoltà. Non siamo stati in grado di dare assistenza nemmeno nell’accompagnare i bambini a scuola. Non siamo stati in grado di fornire servizi medici e nutrizionali. Le nostre attività di advocacy sono state rinviate perché la situazione nella città vecchia di Hebron è molto pericolosa. E’ una situazione drammatica." – dice Rasha Tazami, Coordinatrice del Rafforzamento Familiare in Cisgiordania.


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