28.10.2016

Testimonianze - La mia storia di accoglienza al Villaggio dei Bambini SOS di Ostuni

La "famiglia-villaggio" che ha trasformato la mia "mancanza" in "ricchezza"

I bambini che crescono all'interno di un Villaggio dei Bambini SOS rimangono spesso profondamente legati per tutta la vita ai ricordi di quegli anni e alle persone che sono state al loro fianco. SOS Villaggi dei Bambini ha raccolto la testimonianza di Lucia, cresciuta insieme ai suoi due fratelli nel villaggio SOS di Ostuni.

La mia vita inizia in una famiglia tradizionale: prima figlia di una giovane coppia innamorata, nasco nel 1983 e prendo il doppio nome di mia nonna paterna “Irene Lucia”, da tutti chiamata Lucia… cosa che accade anche a me! 14 mesi dopo nasce mio fratello Teo, da subito mio amato e odiato compagno di giochi. L’ultimo arrivato, nel 1989, è invece Antonio, il mio fratellino adorato.
 
Le giornate con la mia famiglia trascorrevano tranquille tra gli alti e i bassi dovuti al lavoro precario di mio padre, ma sempre circondati dal grande amore dei miei genitori. I ricordi più belli dei miei primi anni di vita sono legati agli abbracci e al profumo della mia mamma, un misto di cipolla, candeggina e sapone di marsiglia. 
Un brutto giorno quel profumo si trasforma nell’odore acre di capelli bruciati... mia mamma muore per un incidente domestico che le procura gravissime ustioni su tutto il corpo. Avevo 8 anni. Tutto il mio mondo crolla, dobbiamo trasferirci altrove perché mio padre non può prendersi cura di 3 bambini (mio fratello Antonio aveva 22 mesi).
 
Lasciamo la nostra casa, i nostri cuscini nei quali era ancora impresso l’odore di nostra madre per un luogo sconosciuto, ancora senza odore né nome…  un luogo alieno che poi abbiamo imparato ad amare come casa nostra: il Villaggio SOS, la nostra seconda famiglia. Dico sempre che il primo impatto è stato fiabesco, la casetta in cui siamo entrati con gli interni in legno mi ha ricordato una casa di bambole, curata, accogliente e immersa nel verde.
 
In quest’ambiente così accogliente io e i miei fratelli siamo rimasti uniti, cosa importantissima; credo sia stata la mia ancora di salvezza. Un pezzo importante della nostra vita andata in frantumi era rimasto intatto, da lì si poteva ricominciare! E abbiamo ricominciato con una seconda madre: zia Rosa, una donna forte e affettuosa allo stesso tempo che c’ha insegnato l’educazione con grande amore. 
 
L’immagine di zia si lega a tanti ricordi bellissimi come le passeggiate al mare e le pennellate di colore che le vedevo stendere sui suoi quadri, che guardavo ammirata. L’odore di pittura ad olio in casa creava un’atmosfera magica, da laboratorio artistico, che alimentava la mia fervida immaginazione e la mia sensibilità artistica. Al Villaggio ho potuto continuare a crescere spensierata, con i miei  fratelli accanto, mio padre che continuava ad essere presente e che aveva nel frattempo trovato una donna meravigliosa che lo amava, così come amava noi. 
 
Negli anni dell’adolescenza al Villaggio non ci si può sentir soli, ero attorniata da tanti amici e persone positive che mi trasmettevano ottimismo e fiducia in me stessa e nel futuro. Ho potuto fare sport, studiare, conoscere persone diverse che mi hanno insegnato tanto. Ho potuto appassionarmi all’arte, alla letteratura, al cinema, al teatro, insomma alle cose belle della vita. 

Tra gli innumerevoli benefici che mi ha regalato il Villaggio vi riconosco oggi la possibilità di essere un’adulta e soprattutto una madre serena, priva di quella rabbia che un destino avverso può provocare, avendo sperimentato sulla mia pelle la forza benefica della “famiglia-villaggio” che per 11 anni ha amorevolmente e pazientemente trasformato la mia “mancanza” in straordinaria “ricchezza”…
Ricchezza di sentimenti, di opportunità, di interessi, di conoscenze, di valori, ricchezza di motivi per essere felici, ricchezza che sopra ogni altra cosa desidero trasmettere a mio figlio.

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