Conflitto a Gaza
– 17.10.2025
La situazione dei bambini a Gaza: oltre 50 mila tra morti e feriti e centinaia di migliaia senza famiglia e costretti alla fame
Oltre 50mila bambini morti o feriti sotto i bombardamenti di Gaza. Decine di migliaia di minorenni rimasti soli. Centinaia di migliaia condannati alla malnutrizione. Incalcolabili danni psicologici. La guerra in Palestina colpisce soprattutto i più piccoli, i più fragili, i più indifesi, che sono anche la maggioranza della popolazione. E l’accordo tra Israele e Hamas ha sancito il cessate il fuoco ma non ha fatto venire meno l’emergenza umanitaria.
La Striscia di Gaza, piccolo lembo di terra stretto tra Mar Mediterraneo, Israele ed Egitto, è un territorio estremamente giovane. Secondo i dati dell’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente), su 2,2 milioni di palestinesi che ci vivono, circa il 40% sono ragazzi e bambini sotto i 14 anni, mentre gli over 60 non arrivano al 5%. L’età media della popolazione, quindi, si attesta intorno ai 19 anni. Oltre che giovane, però, la Striscia di Gaza è anche molto povera. Sempre secondo le cifre rese note dall’Agenzia ONU, l’80% dei cittadini vive sotto la soglia di povertà, con un tasso di disoccupazione che supera il 46%, e arriva addirittura al 60% tra gli under 29. Senza considerare che si tratta di cifre cristallizzate a prima dello scoppio del conflitto in corso, ed è quindi ragionevole pensare che nel frattempo i dati economici siano peggiorati.
Quanti sono i bambini palestinesi morti e feriti durante la guerra?
Bassa età media e povertà diffusa sono i due elementi alla base della tragica evidenza che emerge, ogni giorno, dalle notizie provenienti da Gaza: sono i bambini a pagare il prezzo più alto nella guerra tra Israele e Palestina. In 2 anni di inasprimento del conflitto, secondo Unicef, i bambini morti o feriti sotto i bombardamenti sono circa 50mila. Non in tutti i casi, però, è stato possibile dare alle giovani vittime un nome e un cognome. Forse sarà possibile farlo nei prossimi mesi, dopo l’entrata in vigore del piano di pace in 20 punti, siglato in parte da Israele e Hamas il 9 ottobre scorso. L’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente) ha sottolineato più volte come si tratti di numeri senza precedenti, che hanno eguagliato quelli fatti registrare negli ultimi quattro anni sommando tutte le guerre del mondo.
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Qual è la situazione dei bambini palestinesi oggi?
Il solo numero dei bambini uccisi o feriti dalle bombe, però, non è sufficiente a descrivere la terribile emergenza che stanno vivendo gli abitanti più giovani della Striscia di Gaza e che non finisce con il cessate il fuoco. Anche per chi si salva, infatti, la vita è drammatica. I bambini che sono soggetti particolarmente vulnerabili sopportano il peso maggiore della crisi in corso. Il blocco degli ingressi nella Striscia ha limitato l'accesso all'istruzione, alle cure mediche e a una vita normale. Molti bambini soffrono di traumi derivanti dalla costante paura della violenza, dallo sfollamento e dalla perdita di familiari e amici, mentre le famiglie affrontano un enorme carico emotivo e fisico. Le Nazioni Unite parlano di 17mila minorenni che non hanno più una famiglia in grado di proteggerli e accudirli e di più di 1 milione che sono stati sfollati. Secondo l’Unicef, poi, il 96% delle donne e dei bambini di Gaza non riescono a soddisfare i propri bisogni nutrizionali di base. Senza parlare poi dei danni psicologici, che la guerra distribuisce senza pietà e che ormai riguardano praticamente tutti i minorenni della Striscia. C’è poi la questione della crisi alimentare, che condanna alla malnutrizione e alla fame praticamente tutti i bambini e ragazzi. Le scorte, infatti, rimangono estremamente scarse e l'accesso ai beni alimentari essenziali è estremamente limitato a causa delle continue chiusure delle frontiere e dei vincoli logistici. I prezzi delle verdure di base sono saliti a livelli senza precedenti, attestandosi attualmente in media intorno ai 20 dollari al chilo per prodotti disponibili come patate, melanzane, zucchine, cetrioli e pomodori. Anche altri beni di prima necessità come farina, pane, olio, zucchero e cibo in scatola sono scarsi e inaccessibili per la maggior parte delle famiglie. Una situazione che si spera possa migliorare con l’ingresso di 600 camion di aiuti al giorno, previsto sempre dai recenti accordi.
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