Milano, 9 aprile 2014 - Una squadra di SOS Villaggi dei Bambini Siria si è recata nel quartiere Hamdanie-Tishreen di Aleppo, nel nord della Siria, dove, in palazzi che appaiono come fragili scheletri di cemento e ferro, si rifugiano le famiglie che sono fuggite dalle proprie case. Non ci sono porte, scale, finestre.
Nel seminterrato vive Rayan, una bambina di 13 anni, fuggita dagli scontri armati, insieme a 21 persone. Suo padre lavora come guardia per 66 dollari al mese. Questo è quello che ha raccontato, mostrando la sua “casa”: “Viviamo sotto terra. Non ci sono porte se non quella principale. Siamo seppelliti vivi insieme ai nostri sentimenti, sogni, sorrisi. Non abbiamo il riscaldamento tranne un vecchio braciere. Lo teniamo acceso usando quello che possiamo. Ci serve per poter cucinare le lenticchie, unica cosa che mangiamo ogni giorno. Dormiamo tutti qui, per terra, su una coperta. Usiamo un telo sottile per coprirci. Ci stendiamo uno vicino all’altro per riscaldarci e io non uso il pigiama ma i jeans perché fa troppo freddo. La doccia? Mia mamma dice che è meglio non farla. Riscaldare l'acqua è infatti molto pericoloso. Abbiamo un barile di metallo dove teniamo l'acqua: quando si vuole riscaldare l'acqua inseriamo una bobina elettrica. In quel caso non possiamo toccare l’acqua né avvicinarci al barile di metallo per evitare la scossa elettrica e morire. Tanti miei compagni usano lo stesso metodo per fare la doccia. Per tutti noi è un incubo. Mi piace studiare anche se devo camminare ogni giorno un’ora prima di raggiungere la scuola. Non ho la cartella. Uso una busta di plastica. Non vi racconta cosa accade ai miei libri quando piove.. Nel tempo libero vado con alcune mie amiche a casa di un mio vicino a guardare la TV. Quando si può andiamo a giocare in cortile con i ragazzi ma finisce sempre male. Sono violenti. Giochiamo alla guerra. Cosa sogno? Una casa”.
Dalla moschea di Al Radwan, nel quartiere di Al Hamdanie-Tishreen di Aleppo la squadra impegnata a distribuire coperte e cibo, ha invece sentito la storia di Hibatu Allah che in siriano significa Dono di Dio. “L’ha trovata un bambino di 10 anni. Mi ricordo ancora il suo sguardo pieno di paura e orrore mentre mi diceva di correre a vedere. Aveva trovato un sacchetto di plastica nero sul marciapiede che si muoveva. Sono corso. L’ho subito aperto e dentro c’era una bimba. Era stata abbandonata vicino alla Moschea forse proprio perché venisse trovata. Una coppia sposata mi si è subito avvicinata chiedendomi di poterla prendere con sé. Così è stato. Sono stati loro a dargli quel nome: dono di Dio. Ed è stato davvero un dono di Dio – ha raccontato lo sceicco della Moschea.
L’ultima storia arriva dal Villaggio SOS di Damasco. Hassan è un uomo di circa quarant’anni, padre di tre figli. E’ arrivato al Villaggio SOS di Damasco con due bambine che aveva trovato per
strada. “Stavo uscendo dalla moschea dopo la preghiera e improvvisamente ho trovato due bambine sedute sul marciapiede che si tenevano per mano. Avevano perso i loro genitori, e Dio solo sa per quanto tempo avessero vagato da sole per la strada. Si chiamano Alaa e Aya. Non sapevo cosa fare ma non potevo lasciarle sole” - dice Hassan - "Le ho portate a casa con me. Mia moglie era molto triste nel vederle in quelle condizioni. Le abbiamo trattate come nostre figlie. I miei bambini erano felici di avere due bimbe piccole in casa con cui giocare. Hanno portato tanta gioia nella nostra vita. La nostra casa era di nuovo piena di amore e risate".
Hassan ha un piccolo lavoretto, con un modesto salario appena sufficiente per sfamare la sua famiglia. Ma lui voleva con tutto il cuore tenere con sé le bambine e prendersi cura di loro. Ha seguito le procedure ufficiali, è andato in Tribunale ma la legge siriana non consente l’affido. I minori non accompagnati devono essere infatti consegnati ad un'organizzazione registrata e validata da un giudice. “Quando mi hanno parlato del Villaggio SOS di Damasco ero sì disperato per non essere riuscito a tenerle con me, ma felice perché so che avrebbero avuto una casa amorevole. Il distacco è stato triste. Alaa mi è corsa incontro gridando: Papà, non lasciarmi sola! Ho parlato con loro e le ho rassicurate. Sarebbero andate in un bel posto, sarei andato a trovarle sempre. Avrebbero avuto tanti nuovi amici con cui giocare. Ora sono lì e stanno bene. SOS Villaggi dei Bambini sta lavorando per ritrovare i genitori o parenti”.
Non ci sono statistiche ufficiali sui minori non accompagnati all'interno della Siria, ma recenti rapporti dell'UNICEF parlano di più di 8.000 bambini rifugiati non accompagnati in Giordania e Libano .
A dicembre è stato avviato da SOS Villaggi dei Bambini il progetto “Inverno” per sostenere le famiglie colpite dal freddo. Sono stati distribuiti più di 500 kit alle famiglie di Damasco e nelle zone rurali più colpite. Dall’avvio del Programma di emergenza, SOS Villaggi dei Bambini ha aiutato quasi 80.000 persone. Ha donato kit igienici a 2.000 famiglie nella zona rurale di Damasco e nella città di Raqqa e consegnato latte per neonati, vestiti e giocattoli a 8.000 bambini. Ha fornito pacchi alimentari a oltre 60.000 persone e consegnato kit scolastici a 16.000 bambini, contribuendo anche alla loro registrazione a scuola. SOS Villaggi dei Bambini in Siria sta continuando ad accogliere i bambini rimasti orfani a causa del conflitto.