Risposta all’Emergenza - Siria – 15.03.2019

Come la vita dei bambini in Siria è sconvolta dal disturbo da stress post-traumatico

8 anni fa l’inizio del conflitto in Siria. Intervenire per curare le conseguenze psicologiche causate dai conflitti, dall’odio e dalla perdita dei genitori richiede dedizione e impegno a lungo termine. In questa intervista Teresa Ngigi, collaboratrice di SOS Villaggi dei Bambini nelle situazioni di emergenza, racconta il nostro lavoro in Siria con i bambini traumatizzati.

Teresa Ngigi lavora in Siria per formare il team che si occupa della salute mentale e psicologica nonché di supporto sociale per SOS Villaggi dei Bambini in Siria, e fornisce supporto ai bambini siriani attraverso i servizi di accoglienza e cura di SOS Villaggi dei Bambini.

Dopo aver fornito supporto ai bambini nei centri di accoglienza temporanei, SOS Villaggi dei Bambini in Siria sta trasferendo i bambini che necessitano un’assistenza a lungo termine nel Villaggio SOS di Damasco. L’organizzazione sta anche lavorando per rintracciare le famiglie e riunificarle, così come è attivo un progetto di supporto ai genitori.

Qual è lo stato di salute mentale dei bambini in Siria?

Quasi tutti in bambini che sono affidati a SOS Villaggi dei Bambini hanno sperimentato stress tossico in un modo o nell’altro. Molti hanno sofferto le conseguenze della guerra, della violenza e della devastazione, e tutti hanno sofferto qualche forma di abbandono. Alcuni di questi bambini sono iperattivi – ma non si tratta della normale vivacità dei bambini, ma bensì di iperattività che sfocia nell’aggressività. Questo è particolarmente evidente nei maschi.

In che modo si manifesta lo stress tossico?

Faccio l’esempio di un bambino che abbiamo in cura presso di noi e che aveva circa sei anni quando la guerra è scoppiata. Ha visto il padre ucciso da una bomba che ha colpito la loro casa. Sua madre è scomparsa e suo fratello è scappato, così questo bambino era rimasto completamente solo. In seguito è stato rapito e ha trascorso alcune esperienze molto difficili. Alla fine è finito per strada. SOS Villaggi dei Bambini lo ha salvato quando aveva circa 12 anni. Questo ragazzo ha oggi molti sintomi del disturbo da stress post-traumatico che si accavallano ad altri disturbi psicologici. Il suo comportamento era estremamente aggressivo. Stiamo lavorando a stretto contatto con lui per rassicurarlo della nostra accoglienza incondizionata. È un lungo processo che richiede impegno. La cosa sorprendente è l’atteggiamento degli operatori di SOS Villaggi dei Bambini che dedicano la loro vita e i loro sforzi per essere sicuri che i bambini come questo ragazzo ricevano ciò di cui hanno bisogno, mentre lavorano in circostanze molto difficili, e questo ci dà molta speranza.

In che altro modo lo stress causato dalla guerra ha influenza sui bambini?       

Ero in Siria il 20 gennaio 2019, quando ha avuto luogo un bombardamento nel bel mezzo della notte a Damasco. Si vedeva l’orrore che i bambini stavano vivendo nel sentire quelle esplosioni. Alcuni di loro restavano bloccati, irrigiditi dal terrore e completamente impotenti.

È vero che i bambini hanno una forte resilienza e anche dopo episodi così traumatici riescono a tornare ad un’apparente normalità. Comunque la considero una sfida, specialmente quando i bambini stanno ancora convivendo con lo stress tossico. Dentro di loro sono ancora terrorizzati, sconvolti.
Vediamo anche casi di bambini rimasti soli perché i loro genitori sono morti o scomparsi. A volte si muovono da un centro di accoglienza all’altro o vivono per strada finché trovano un luogo sicuro come i programmi di SOS Villaggi dei Bambini. Alcuni bambini non capiscono le circostanze che stanno vivendo e per loro è snervante non sapere se i genitori sono vivi o morti.
I bambini devono essere riuniti con le loro famiglie più in fretta possibile, anche se si tratta di parenti lontani, perché un bambino che non ha degli affetti e una famiglia su cui contare può andare incontro a una crisi d’identità. Non hanno un senso di appartenenza.
Questo è il motivo per cui è così importante che SOS Villaggi dei Bambini continui a investire nell’attività di rintracciamento delle famiglie in Siria. Sapere dove sono i genitori, sapere se sono vivi o morti dà ai bambini qualcosa a cui aggrapparsi. Sebbene SOS Villaggi die Bambini offra cure di tipo famigliare, noi non siamo i genitori di questi bambini. Loro hanno ancora bisogno di un’identità e di un senso di appartenenza alla loro famiglia.  

Si stima che siano circa 3 milioni i bambini e giovani che non hanno ricevuto un’istruzione in Siria e che siano centinaia le scuole distrutte durante la guerra. Qual è l’impatto per le nuove generazioni?

Le scuole giocano un ruolo molto importante nello sviluppo del bambino. La scuola non è soltanto un posto dove si impara a leggere e a scrivere. È un posto dove si socializza, dove si impara a vivere in una comunità. È stato fatto molto poco nelle scuole siriane per agire nei confronti dei bisogni psicologici dei bambini. Considerando l’aspetto psicologico, i bambini sono esposti a molto stress tossico, anche a scuola. C’è mancanza di risorse e lo Stato si sta concentrando su altri temi, perciò c’è un grande vuoto quando bisogna supportare psicologicamente i bambini a scuola o nelle comunità.

Ci sono molte sfide nel lavoro con bambini vulnerabili in Siria. Ci sono segnali di speranza?

I bambini e gli operatori mi danno una rinnovata voglia di vivere ogni volta che mi trovo lì. Le persone che lavorano a SOS Villaggi dei Bambini portano avanti il proprio lavoro nonostante tutte le difficoltà. I bambini sono riusciti a legare con i loro educatori e questo è fantastico. Molti di questi bambini stanno crescendo bene, non sono vittime passive, ma sopravvissuti che stanno rifiorendo. Sono stati capaci di riscoprire chi sono, riescono a fidarsi ancora degli adulti.

SOS Villaggi dei bambini è riuscita a portare stabilità a molti bambini. Siamo un raggio di luce per molti bambini.

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