Bambini e guerre
– 21.07.2024
Bambini soldato, luoghi e numeri di un fenomeno drammatico
Dal 2005 al 2022, nel mondo, sono stati reclutati oltre 100mila bambini soldato, come stimato dall’Unicef. Un numero che svela le dimensioni di un problema grave e urgente, soprattutto in alcuni Paesi di Asia e Africa. La guerra, infatti, è per i bambini fonte di enormi sofferenze, sia fisiche che psicologiche.
La guerra è sempre una tragedia, ma quando coinvolge i bambini lo è, se possibile, ancora di più. Secondo le stime dell’Unicef, sono 450 milioni le bambine e i bambini costretti a vivere in zone di conflitto, finendo per rappresentare circa la metà delle vittime, perché feriti o uccisi dall’uso indiscriminato di armi ed esplosivi anche all’interno dei centri abitati.
Senza contare danni e traumi ulteriori, come la perdita dei familiari o della casa, l’impossibilità di frequentare la scuola, la malnutrizione, la mancanza di beni primari e di cure, i contraccolpi psicologici. Gli scenari di guerra sono infatti luoghi dove ogni giorno si perpetrano gravi violazioni dei diritti dell’infanzia, in spregio alle Convenzioni internazionali e all’impegno di tante realtà istituzionali e non.
Chi sono e quanti sono i bambini soldato nel mondo
All’interno di questo quadro drammatico si colloca anche il fenomeno dei bambini soldato, una definizione che comprende tutti i minorenni (under 18) che sono strappati alle loro famiglie di origine e reclutati da forze o gruppi armati, sia regolari che irregolari. Vi rientrano i combattenti ma anche i cuochi, i facchini, le vedette, le spie e le ragazze sequestrate per fini sessuali o costrette a matrimoni forzati. In molti casi, sono piccolissimi, dai sei anni in su. Dal 2005 al 2022, l’Unicef ha contato oltre 100mila minorenni reclutati in tutto il mondo. Il numero, però, è probabilmente una stima per difetto, perché quella dei bambini soldato è una realtà difficile da quantificare in modo preciso. Di sicuro, è estremamente estesa, tanto da spingere l’ONU ad inserire il reclutamento tra le sei violazioni più gravi dei diritti dell’infanzia che si verificano in guerra.
Perché vengono reclutati i bambini soldato?
Ma perché ricorrere così massicciamente a dei bambini per svolgere operazioni militari o di guerriglia? Il motivo è soprattutto legato alla gestione dei bambini soldato: sono più controllabili e meno costosi. In battaglia, poi, possono essere sfruttati per operazioni in cui serve essere piccoli, veloci e passare inosservati. E nella logica cinica e spietata di un conflitto, i bambini sono perdite umane meno gravi per un esercito. Soprattutto, però, sono disperati e impauriti. Nella maggioranza dei casi, infatti, i bambini soldato provengono da famiglie delle classi sociali più povere ed emarginate oppure da alcuni gruppi a rischio: bambini di strada, bambini delle campagne, rifugiati e altri esuli. In alcune circostanze, scelgono autonomamente di arruolarsi, spesso per difesa personale: circondati dalla violenza, si sentono più al sicuro in un gruppo combattente e con un’arma in mano. Basti pensare che, in Africa, l’80% dei bambini soldato ha assistito a un’azione armata intorno alla propria casa, il 70% ha visto distruggere la propria abitazione, il 60% ha perso la propria famiglia in guerra. Molti bambini, quindi, hanno fatto esperienza diretta o sono stati testimoni oculari delle peggiori violenze: massacri, esecuzioni sommarie, torture, violenza sessuale. È comprensibile, perciò, che la vendetta sia per loro uno stimolo abbastanza forte a unirsi alla lotta.
Leggi anche l’approfondimento sulla situazione dei bambini palestinesi nella Striscia di Gaza
Bambini e bambine soldato, dove vengono più utilizzati?
La distribuzione geografica dei bambini soldato è purtroppo ampia, come il loro numero. Ce ne sono praticamente in tutti i conflitti attualmente in corso, anche se i numeri maggiori si concentrano in Africa e in Asia. In testa a questa macabra classifica c’è il Myanmar, accompagnato, secondo un rapporto del Segretario Generale dell’ONU, da Afghanistan, Burkina Faso, Colombia, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Iraq, Mali, Nigeria, Sudan, Sud Sudan, Somalia, Siria, Yemen.
Salvare i bambini dalla guerra: prevenzione, recupero e reinserimento dei bambini soldato
Alla luce delle informazioni e dei dati appena visti, appare chiaro che il fenomeno dei bambini soldato deve essere contrastato con forza, con l’obiettivo di debellarlo completamente. Trovarsi al fronte, infatti, infligge ai minorenni danni incalcolabili, sia fisici, che psicologici. Li espone al rischio di morte e di ferimento grave, li costringe a condizioni di vita privative, li sottopone a stress e traumi difficilmente sopportabili anche per gli adulti. A livello internazionale, l’Organizzazione delle Nazioni Unite propone azioni di contrasto a questo fenomeno che si muovono lungo tre direttrici: prevenzione, recupero e reinserimento.
La prima cosa da fare, infatti, è intervenire affinché non si creino quelle condizioni di marginalità, povertà e abbandono che spingono i bambini nelle braccia dei loro aguzzini. Questo significa garantire loro una vita dignitosa che ne preservi i bisogni primari: cibo, salute, istruzione. Ed è proprio quello che prova a fare SOS Villaggi dei Bambini, offrendo accoglienza e protezione ai bambini privi di cure familiari o a rischio di perderle. Nel caso in cui, invece, il bambino sia già stato reclutato è fondamentale aiutarlo nel recupero e inserirlo in un percorso che gli permetta di superare la terribile esperienza vissuta e ritornare a una vita quanto più normale possibile.
Adotta ora un bambino a distanza