Conflitto a Gaza
– 03.02.2025
Cessate il fuoco in Palestina, una flebile speranza per migliaia di bambini
Il cessate il fuoco a Gaza è iniziato il 19 gennaio, dopo l’accordo tra Israele e Hamas, ma i bombardamenti sulla Striscia non si sono interrotti e i bambini ne pagano il prezzo. Il Villaggio SOS di Rafah ne è un esempio: la struttura è stata completamente distrutta e per molto tempo bambini e operatori dovranno vivere in alloggi temporanei.
In 16 mesi di guerra, a Gaza, secondo le stime ufficiali delle Nazioni Unite e dell’Unicef, hanno perso la vita oltre 45mila persone, mentre più di 110mila sono state ferite e 11mila risultano disperse. Il prezzo più alto del conflitto lo stanno pagando i bambini, come spesso accade: circa 15mila sono morti e più di 25 mila feriti. Senza contare quelli rimasti senza genitori, senza casa, senza persone di riferimento, impossibilitati ad andare a scuola, privati del sostentamento necessario per vivere, psicologicamente traumatizzati. Una tragedia umanitaria di proporzioni indescrivibili, che nelle ultime notizie di tregua vede riemergere una flebile speranza.
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Accordo tra Hamas e Israele per il cessate il fuoco a Gaza
Il 19 gennaio scorso, infatti, è entrato in vigore il cessate il fuoco in Palestina, in virtù dell’accordo raggiunto nei giorni precedenti da Hamas e Israele. L’intesa prevede lo stop ai bombardamenti sulla Striscia di Gaza e il progressivo rilascio di prigionieri palestinesi e degli ostaggi israeliani che le milizie di Hamas detengono dal 7 ottobre 2023, data di inizio della recrudescenza del conflitto. Nel dettaglio, l’accordo si articola in tre fasi, ma solo per la prima sono già stati definiti i dettagli: durerà 42 giorni e porterà alla liberazione di 33 ostaggi e centinaia di prigionieri. Inoltre, durante questo periodo, l’esercito israeliano si ritirerà dalle zone più densamente popolate della Striscia di Gaza, permettendo il rientro della popolazione civile nell’area nord. Infine, verrà dato il via libera all’accesso di camion con aiuti umanitari.
Nei primi giorni di tregua, però, il cessate il fuoco è stato violato più volte da Israele, che ha intensificato nuovamente gli attacchi. Una situazione che non può non destare profonda preoccupazione. Uno stop duraturo alle armi, infatti, rappresenta un'opportunità cruciale per porre fine alle sofferenze di milioni di persone, affrontare i danni devastanti e lavorare per riunire i bambini con i loro cari. Come SOS Villaggi dei Bambini siamo presenti in Palestina fin dal 1966 (con un Villaggio SOS a Betlemme) e specificatamente a Rafah dal 2000. Questa crisi, quindi, ci ha visto pienamente coinvolti, impegnati nel supportare bambini e famiglie con cure e servizi umanitari nei giorni più bui. Oggi ci sentiamo in dovere di esortare tutte le parti a rispettare pienamente i diritti umani internazionali e le leggi umanitarie, in particolare quelle che proteggono i bambini. Attraverso questo cessate il fuoco, chiediamo la cessazione completa delle ostilità e la consegna garantita e senza restrizioni di adeguati aiuti umanitari a Gaza per raggiungere le popolazioni civili, in particolare i bambini, senza indugio.
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La distruzione del Villaggio SOS di Rafah, nella Striscia di Gaza
Il temporaneo cessate il fuoco tra Israele e Hamas ha anche consentito ai nostri operatori in Palestina di tornare nel Villaggio SOS di Rafah, evacuato nel maggio 2024. Il rientro, però, è stato segnato da un’amara costatazione: il Villaggio SOS è stato completamente distrutto dai bombardamenti, nonostante fosse ufficialmente riconosciuto come infrastruttura umanitaria. “Se non fossimo partiti, probabilmente saremmo stati tutti uccisi”, ha dichiarato Reem Alreqeb, Direttrice ad interim di SOS Villaggi dei Bambini a Rafah. “Le nostre case sono state ridotte in macerie, dovremo ricostruire il Villaggio SOS da zero. Questo significa che, con molta probabilità, i bambini e il personale rimasti a Gaza dovranno vivere in rifugi temporanei per molto tempo”.
I 33 minorenni che attualmente vivono nell'accampamento di tende di SOS Villaggi dei Bambini a Khan Younis, a Gaza, sono tuttora separati dai propri genitori. In questo alloggio temporaneo ricevono cure essenziali, un rifugio, pasti nutrienti e assistenza medica. Sebbene l'istruzione scolastica non sia tuttora disponibile a Gaza, a giugno, i colleghi sul campo hanno avviato delle sessioni di insegnamento per fornire delle opportunità di apprendimento e il ritorno, almeno parziale, a una routine. Il sostegno psicologico rimane una priorità, con attività focalizzate sull’espressione delle emozioni per aiutare i bambini ad affrontare la situazione e per raccogliere informazioni sulle loro famiglie nella speranza di riunirli. “La loro più grande fatica è il desiderio di vedere i loro genitori”, sottolinea un membro del personale, riportando anche il semplice desiderio espresso da uno di loro: “vorrei un cessate il fuoco per poter andare di nuovo in bicicletta senza la paura di essere bombardato”.
I bambini di Gaza continueranno ad aver bisogno di aiuto
Reem Alreqeb ha espresso la speranza che il cessate il fuoco regga e porti a una pace duratura. Tuttavia, anche in quel caso, i bambini di Gaza continueranno ad avere urgente bisogno di aiuti per molto tempo. C'è una grave carenza di tutto: cibo, alloggio, cure mediche e supporto psicologico. La Direttrice ha osservato che: “Ogni infrastruttura – strade, forniture idriche ed elettriche, abitazioni, ospedali, scuole – è stata distrutta durante la guerra. Ci vorranno anni per ricostruirle”.
“Le famiglie non saranno in grado di fornire cibo e vestiti ai loro figli, che hanno bisogno di grande supporto perché sono stati lontani dalla scuola per molto tempo. La situazione a Gaza è molto difficile e richiede gli sforzi congiunti di tutte le istituzioni per poterla riportare a ciò che era prima della guerra” ha affermato.
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