villaggio gaza distrutto
Conflitto a Gaza

Conflitto in Palestina, la crisi umanitaria di Gaza è sempre più grave

A Gaza la crisi umanitaria peggiora di giorno in giorno. Le famiglie vivono sotto assedio, i bambini affrontano traumi continui e l’accesso ai beni essenziali è sempre più difficile. In mezzo a questa emergenza, SOS Villaggi dei Bambini continua a proteggere e sostenere chi è più vulnerabile. In questo articolo raccontiamo cosa sta succedendo, di cosa c’è bisogno per resistere e cosa stiamo facendo, ogni giorno, per non lasciare soli i bambini.

Dopo 20 mesi di guerra e di bombardamenti incessanti, un bilancio preciso delle vittime del conflitto a Gaza è impossibile da tracciare. Le ultime stime ufficiali diffuse dalle Nazioni Unite, risalenti al gennaio scorso, parlano di oltre 45mila vittime e più di 100mila feriti. Di certo, però, il prezzo più alto del conflitto lo stanno pagando i bambini, come spesso accade. A maggio 2025, l’Unicef ha diffuso una nuova stima che attesta circa 50mila i minorenni vittime della guerra tra Israele e Palestina, morti o feriti. Senza contare quelli rimasti senza genitori, senza casa, senza persone di riferimento, impossibilitati ad andare a scuola, privati del sostentamento necessario per vivere, psicologicamente traumatizzati.

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Gaza sotto assedio: la situazione attuale

Gaza sta quindi vivendo una tragedia umanitaria di proporzioni indescrivibili e che continua a peggiorare. Gli attacchi e gli sfollamenti forzati hanno colpito duramente ogni aspetto della vita quotidiana: l'accesso a cibo, acqua, cure mediche e istruzione è estremamente limitato. Gran parte delle infrastrutture è stata distrutta o resa inagibile, mentre le zone umanitarie sicure sono poche e spesso sovraffollate. I bambini vivono in condizioni estreme, separati dalle famiglie o costretti in rifugi precari, esposti a traumi psicologici continui e privati di ogni forma di normalità, compresa la scuola.  L’interruzione del cessate il fuoco (entrato in vigore il 19 gennaio scorso ma durato poche settimane) ha bloccato molte operazioni umanitarie. Solo recentemente i camion di aiuti provenienti da tutto il mondo hanno avuto di nuovo accesso alla Striscia, ma in modo limitato. Cibo e acqua pulita sono estremamente scarsi. I mercati di Gaza sono quasi vuoti. Il poco cibo rimasto ha un prezzo ben al di fuori della portata della maggior parte delle famiglie. E all’orizzonte non si vedono soluzioni durature.

"Stiamo assistendo a livelli di insicurezza alimentare davvero allarmanti", afferma Reem Alreqeb, Direttrice del Programma Gaza per SOS Villaggi dei Bambini in Palestina. “Le nostre riserve alimentari si sono esaurite e, con i principali operatori umanitari come il WFP (Programma Alimentare Mondiale) e WCK (Cucina Centrale Mondiale) impossibilitati a operare, le famiglie sono lasciate affamate e senza speranza.”

Aiuti umanitari nella Striscia di Gaza: i bisogni più urgenti

Le condizioni di deprivazione in cui si ritrova a vivere la popolazione palestinese della Striscia di Gaza richiedono quindi interventi urgenti e continui. È fondamentale garantire un accesso sicuro e duraturo agli aiuti umanitari per consegnare cibo, acqua potabile, farmaci e supporto psicologico. Serve un cessate il fuoco stabile, che consenta il passaggio degli aiuti e riduca l’esposizione della popolazione ai bombardamenti. Le famiglie devono avere la possibilità di ricollocarsi in luoghi sicuri e dignitosi, lontani dai pericoli. Ed è necessario pensare ai percorsi educativi, alla protezione dei minori e al supporto psicosociale, per restituire ai bambini e alle loro famiglie non solo la sopravvivenza, ma una vita dignitosa.

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L’impegno di SOS Villaggi dei Bambini in Palestina e a Gaza

Come SOS Villaggi dei Bambini siamo presenti in Palestina fin dal 1966 (con un Villaggio SOS a Betlemme) e specificatamente nella Striscia di Gaza dal 2000. Questa crisi, quindi, ci vede pienamente coinvolti, impegnati nel supportare bambini e famiglie con cure e servizi umanitari. Il Villaggio SOS di Rafah, però, evacuato nel maggio 2024, è stato completamente distrutto dai bombardamenti. “Se non fossimo partiti, probabilmente saremmo tutti morti", sottolinea ancora Reem Alreqeb. “Le nostre case sono state ridotte in macerie, dovremo ricostruire il Villaggio SOS da zero. Questo significa che, con molta probabilità, i bambini e il personale rimasti a Gaza dovranno vivere in rifugi temporanei per molto tempo”. Attualmente, molti di loro si trovano nell'accampamento provvisorio di SOS Villaggi dei Bambini a Khan Younis, a Gaza. Il campo ospita 151 persone, tra cui 38 minori non accompagnati, 5 bambini in affido di lungo termine e diverse famiglie sfollate. Il personale di SOS Villaggi dei Bambini si trova ad operare in condizioni estreme, molti operatori sono stati sfollati, non hanno accesso all’elettricità e a internet e stanno vivendo traumi a loro volta.

Nonostante le enormi difficoltà, il campo garantisce un ambiente sicuro e protetto, con spazi distinti per i bambini e misure di tutela attive. Gli educatori lavorano ogni giorno per offrire stabilità, pasti caldi e supporto emotivo. "Questi bambini hanno perso tutto: casa, famiglia, senso di sicurezza. Stiamo facendo tutto il possibile per proteggerli e fornire loro cure, lavorando sotto pressione estrema per garantire che ogni bambino continui a ricevere cure, anche se le loro vite sono stravolte", conclude Reem.

Tuttavia, le risorse sono sempre più scarse: le scorte alimentari sono vicine all’esaurimento e molti beni essenziali non sono più reperibili. SOS Villaggi dei Bambini continua a fornire assistenza psicologica di emergenza sia all’interno che all’esterno del campo, pur con grandi limitazioni dovute all’insicurezza e ai problemi di accesso. In un contesto che cambia ogni giorno, la presenza costante degli operatori rappresenta un presidio di umanità e speranza.

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