COSA C ERA PRIMA DEGLI AIUTI UMANITARI?
– 06.01.2006
COSA C'ERA PRIMA DEGLI AIUTI UMANITARI?
Scoppia un'emergenza umanitaria e inizia una maratona di annunci, reportage e cronache piu' o meno violente su tutti i mezzi di informazione. Nel frattempo svariati enti lanciano appelli per chiedere aiuti tramite SMS, numeri verdi e bonifici bancari a favore di decine di progetti, tutti degni di sostegno. E molte persone, attente e vicine a un dramma umano di immense proporzioni, donano.
Pero’, a volte, ci si chiede perche’ il sistema funzioni cosi’, cosa succedeva prima che le emergenze umanitarie diventassero un’attualita’ bombardata sui mass media e cosa possiamo aspettarci dal futuro.
Le emergenze umanitarie sono situazioni di crisi in cui un numero elevato di persone e’ a rischio di vita e necessita di un aiuto immediato. Basta una frazione di secondo per essere in emergenza. Ci si sveglia di colpo nella notte, si cerca di capire cosa e’ successo e si esce velocemente di casa, mentre intorno succede l’apocalisse, un fiume straripato sta inondando il quartiere oppure un commando sta assalendo il villaggio. Il cuore resta sospeso, la paura esplode e il cervello tenta di decifrare cosa succede, ma tutto e’ troppo veloce. Ci sono solo rumori, immagini di disperazione – persone che cadono, piangono, scappano – e uno corre, corre, corre, verso qualcosa che non sa.
Le ragioni principali di tali drammi sono le catastrofi naturali oppure i conflitti armati. L’aiuto umanitario consiste in una risposta sanitaria e alimentare tempestiva, nella fornitura di ripari temporanei, di strutture igieniche e di acqua potabile. Si puo’ parlare di “inizio” degli aiuti umanitari con il 1864, quando nasce la Croce Rossa, voluta dal suo fondatore Henri Dunant per dare ricovero alle vittime di guerra in un’Europa spesso in conflitto. E’ un’istituzione che opera quando vige il diritto internazionale umanitario, ovvero il diritto applicato in tempo di guerra (Convenzione di Ginevra). Tutti i civili, i feriti e i prigionieri possono essere soccorsi dalla Croce Rossa.
Con la prima e seconda guerra mondiale, il numero elevato di morti causati dai conflitti e la sistematica inosservanza del diritto umanitario da parte dei belligeranti portano alla creazione di un ente internazionale il cui scopo e’ quello di garantire la pace, ovvero le Nazioni Unite (1945).
Nonostante la sua vocazione non sia principalmente quella di fornire aiuti in casi di emergenza, al suo interno nascono agenzie specializzate in situazioni di crisi, come il PAM (Programma Alimentare Mondiale) e l’ACNUR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati). Questi programmi nascono perche’ l’ONU non riesce a evitare lo scoppio di guerre, seppur circoscritte e periferiche.
Ed e’ cosi’ che nella fase storica di contrapposizione dei bue blocchi, quello sovietico e quello occidentale, si registrano vari conflitti armati, spesso guerre civili interne agli stati, dove i soggetti istituiti per intervenire, la Croce Rossa Internazionale oppure le Agenzie delle Nazioni Unite, non possono o decidono di non operare. Ne caso di impossibilita’ e’ perche’, per esempio, non vi sono guerre ufficialmente dichiarate, ma vi sono guerre civili che impediscono l’applicazione del diritto umanitario e, di conseguenza, l’intervento della Croce Rossa. Nel caso di non volonta’ a intervenire e’ perche’ i conflitti scoppiano spesso sulla contrapposizione tra i due blocchi, quindi gli enti emanazione degli stati, come le Nazioni Unite, tendono a privilegiare riflessioni di tipo politico a scapito di quelle di tipo umanitario.
A partire dagli anni settanta il coinvolgimento massiccio delle associazioni no-profit nelle emergenze umanitarie deriva dalle carenze sopraccitate, ovvero dalla volonta’ di operare a favore di chi ne ha bisogno senza rimanere paralizzati da questioni legali, oppure senza dover rispondere alla ragion di stato.
Pero’ il vero boom degli interventi umanitari, che porta alla nascita e alla proliferazione di svariati enti specializzati, alla visibilita’ mediatica e alle grandi campagne di raccolta fondi che conosciamo oggi, avviene negli anni novanta, dopo il crollo del muro di Berlino. Il precario equilibrio mondiale tra i due blocchi, la soprannominata “pace armata”, lascia il posto a una frammentazione mondiale. Cresce vertiginosamente il numero dei conflitti armati, spesso caratterizzati da tecniche di guerra non convenzionali, come la guerriglia, che colpiscono soprattutto la popolazione civile. L’Unione Europea, oggi uno degli attori piu’ attivi durante le crisi umanitarie, interviene grazie all’Ufficio Umanitario ECHO, istituito nel 1991. Vengono fondati altri enti come l’OSCE, l’OCHA. Intervengono anche strutture militari, come la NATO, che si adoperano in attivita’ umanitarie, da qui deriva l’aspetto della “militarizzazione” degli aiuti umanitari di cui si sente parlare ultimamente.
In questo contesto le associazioni no-profit continuano a intervenire secondo la tradizione pluriennale acquisita, ma con maggiore difficolta’. Il coordinamento di tutti questi soggetti non e’ sempre facile, a volte il rischio e’ quello di perdere autonomia e indipendenza nelle scelte di intervento. Diventa sempre piu’ imperativo trovare il modo di comunicare con i propri sostenitori, comunque con la societa’ civile di cui le associazioni no-profit sono la manifestazione piu’ diretta, perche’ i bisogni ci sono e, di conseguenza, le necessita’ di intervento. Pero’ il contesto in cui si opera e’ molto affollato e l’intervento dei mass media rischia di amplificare o di deformare la realta’ in generale.
Il futuro appare ancora piu’ complicato alla luce di quanto e’ successo l’11 settembre di due anni fa. Accanto alla violenza dei conflitti armati che continuano a colpire vari paesi del mondo, il problema della sicurezza globale e’ diventato di estrema attualita’. Il terrorismo ha cambiato la filosofia di intervento del paese piu’ potente del mondo, gli Stati Uniti, che ha messo ancora piu’ in discussione il ruolo delle Nazioni Unite e professa il diritto alla legittima difesa attraverso la guerra preventiva. Nel frattempo la scienza e la tecnologia rendono potenzialmente disponibili armi estremamente potenti e distruttive, come le armi batteriologiche, in un mercato di armi informale difficile da controllare.
Anche le catastrofi naturali sembrano aumentare a causa di interferenze nell’ecosistema come la deforestazione, l’erosione del suolo e l’urbanizzazione. Insieme alla crescita della popolazione mondiale cio’ aumenta il rischio di disastri naturali, soprattutto nei paesi in via di sviluppo dove le risorse per affrontare le emergenze sono esigue.
Alla luce di quanto detto, i prossimi anni saranno ancora caratterizzati dallo scoppio di emergenze umanitarie. Non vogliamo e non possiamo farci demoralizzare da quanto avviene a livello internazionale, perche’ la nostra missione e’ quella di essere vicino a chi ha bisogno, nello specifico i bambini. E’ di fondamentale importanza che anche la gente continui ad attingere la forza di reagire dalla propria coscienza e dalla volonta’ di non abbandonare chi ha bisogno. E quando il peso di questa situazione sembra eccessivo, per riguadagnare speranza basta pensare a quelle migliaia di faccine sorridenti, di tutti le razze ed eta’, che si vedono sul nostro notiziario e che vengono direttamente dai nostri villaggi.