Scuola
– 27.09.2024
Il diritto all’istruzione dei bambini e la sua tutela nel mondo
La tutela del diritto all’istruzione è uno degli impegni che SOS Villaggi dei Bambini assume nei confronti delle bambine e dei bambini che accoglie e a cui dà assistenza. Adottare a distanza, infatti, significa anche permettere ai ragazzi di andare a scuola e di costruirsi un futuro diverso. Perché il diritto all’istruzione è il miglior antidoto contro povertà ed emarginazione.
Per chi vive in un Paese del cosiddetto primo mondo, l’eventualità che un bambino non vada a scuola è davvero un’ipotesi remota. In molte nazioni ricche, infatti, l’istruzione di base universale e gratuita è un diritto acquisito ormai da decenni, che può soffrire di alcune difficoltà di attuazione ma che nessuno mette in discussione nelle sue radici. Ma non è così per tutti e ovunque. In molti Paesi, per milioni di ragazze e ragazzi, l’istruzione è un traguardo irraggiungibile, un diritto negato. E di tutti i diritti negati è forse uno dei più delicati, perché la sua mancanza pesa drammaticamente sul futuro, dei singoli e delle comunità. Perché senza istruzione non c’è possibilità di sviluppo, di crescita, di libertà. Per questo motivo, la tutela del diritto all’istruzione è un tema che merita di essere approfondito, arrivando a comprendere quanta strada c’è ancora da fare.
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Diritto all’istruzione, di cosa stiamo parlando?
La definizione del diritto all’istruzione e dei suoi contenuti, che a prima vista può apparire semplice e ovvia, ha in realtà sempre animato accesi confronti, soprattutto in campo giuridico e precisamente nel diritto internazionale. A partire dalla scelta della parola più giusta: istruzione o educazione? In inglese, infatti, la dizione corretta è right to education, che in italiano, però, si è scelto di tradurre con diritto all’istruzione invece che con diritto all’educazione. L’intento è quello di focalizzarsi sulla dimensione scolastica e sulla trasmissione di saperi e competenze. Il diritto all’istruzione, quindi, può essere definito come il diritto a studiare, a crescere culturalmente e a sviluppare le proprie capacità e inclinazioni.
Quando si parla di tutela del diritto all’istruzione, però, fermarsi alla sua dimensione quantitativa non è sufficiente. Nella legislazione internazionale, infatti, ci si è spinti oltre, fino a definire le caratteristiche che l’istruzione garantita deve avere: gratuita, obbligatoria, non discriminatoria e di qualità. Gratuità e obbligatorietà, che di solito vengono riferite all’istruzione di base, servono ad assicurare a tutti i bambini lo stesso livello di scolarizzazione, a prescindere dal Paese in cui vivono e dalla classe sociale di appartenenza. La non discriminatorietà, invece, è applicabile a qualsiasi livello di istruzione e comprende, vietandole, tutte le possibili forme di esclusione (età, genere, disabilità, nazionalità, eccetera). Più complesso da dettagliare è il concetto di istruzione di qualità. Per farlo, è necessario fare riferimento alle finalità dell’apprendimento: essere uno strumento di elevazione sociale e di libertà. Alla luce di questa precisazione relativa alla qualità, emerge chiaramente come non tutti i sistemi di istruzione siano meritevoli di tutela. Non lo sono, ad esempio, quelli dei regimi totalitari, che perseguono finalità di indottrinamento e di conservazione del potere.
L’istruzione negata nel mondo: cause e conseguenze, tra povertà, gender gap e mancata inclusione
Ma qual è, ad oggi, la situazione dell’istruzione nel mondo? Davvero a tutte le bambine e i bambini, alle ragazze e ai ragazzi, è data la possibilità di frequentare la scuola? E tutti possono farlo per un numero di anni sufficienti e in condizioni tali da garantire il loro pieno sviluppo? Purtroppo, no. Nonostante gli sforzi, che hanno portato notevoli miglioramenti, una condizione di reale parità è ancora lontana dall’essere raggiunta. Secondo i dati UNESCO, riferiti al 2023, nel mondo ci sono ancora 244 milioni di minorenni che non vanno a scuola. I fattori di esclusione sono molteplici:
- povertà economica: le famiglie con risorse limitate non possono permettersi i costi associati all'istruzione, come uniformi, libri e trasporti;
- guerre e instabilità politica: i conflitti e le crisi politiche distruggono infrastrutture scolastiche e costringono le famiglie a sfollare;
- barriere culturali e sociali: discriminazioni basate su genere, etnia o disabilità impediscono l'accesso all'istruzione per molti bambini.
- mancanza di infrastrutture: in molte aree rurali, le scuole sono inesistenti o difficilmente raggiungibili;
- salute e nutrizione: malattie, malnutrizione e mancanza di servizi sanitari adeguati influenzano negativamente la frequenza scolastica.
Scuola e povertà: quando istruirsi diventa un lusso
La maggior parte dei minorenni che non vanno a scuola si trova nei Paesi a reddito basso o medio basso. L’Africa Subsahariana si aggiudica il triste primato di area geografica con il numero più alto di bambini fuori dal circuito dell’istruzione: ben 98 milioni. Seguono l’Asia Meridionale, con 85 milioni, l’Asia Orientale e il Pacifico, con 35 milioni, gli Stati Arabi, con 15 milioni, e l’America Latina e i Caraibi, con 6 milioni. In queste zone, il legame tra povertà e negazione del diritto all’istruzione ha due facce. Da una parte, ciò che spesso impedisce alle famiglie di mandare a scuola i loro figli è l’impossibilità di far fronte ai costi: attrezzature, trasporti, tasse scolastiche dirette e indirette. Dall’altra parte, per molti nuclei familiari i bambini rappresentano delle fonti di reddito, in quanto possibili lavoratori, anche in tenerissima età. Non a caso, nei Paesi in via di sviluppo, il fenomeno del lavoro minorile contribuisce fortemente all'abbandono scolastico, e un bambino proveniente da una famiglia povera, secondo l’UNESCO, ha il doppio delle possibilità di lasciare precocemente la scuola. E oltre al danno c’è anche la beffa, perché non studiare rinsalda il circolo vizioso della povertà e dell’esclusione sociale, costringendo i giovani a un futuro fatto ancora di privazioni.
Studiare sotto le bombe
La povertà viaggia spesso di pari passo con un altro fattore che ostacola il pieno godimento del diritto all’istruzione: la guerra. Bambini e ragazzi che vivono in zone di conflitto sono spesso impossibilitati a frequentare la scuola, proprio a causa degli scontri e delle loro conseguenze nefaste. Gli edifici scolastici, infatti, vengono spesso distrutti o utilizzati per scopi militari. Inoltre, in molte zone di conflitto, i bambini vengono reclutati come soldati oppure costretti a fuggire con le loro famiglie, finendo a vivere nei campi profughi, che spesso mancano di risorse educative adeguate. Per non parlare, poi, dei traumi causati dalla guerra, che interferiscono pesantemente con la capacità dei giovani di concentrarsi e apprendere.
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Le differenze di genere nell’istruzione
Altro capitolo: le differenze tra ragazze e ragazzi. Se si guardano i dati globali, il problema sembra essere in via di risoluzione. Negli ultimi anni, infatti, il gender gap nell’istruzione si è notevolmente ridotto nella fascia di età della scuola primaria: il 90% dei bambini frequentano la scuola, contro l’88% delle bambine. Nei cicli di istruzione più avanzati la situazione è addirittura ribaltata: sono le ragazze quelle più inclini a continuare gli studi. Nella scuola secondaria inferiore, le quote sono in perfetto equilibrio, entrambe al 63%. Alla scuola secondaria superiore, invece, accedono solo il 35% dei maschi appartenenti alla corrispondente fascia di età, contro il 40% delle femmine.
Il quadro, però, cambia notevolmente se ci si focalizza sui Paesi più poveri e sulle aree geografiche più problematiche, dove il diritto all’istruzione per tutte e tutti è ancora un miraggio. È il caso soprattutto dell’Africa Subsahariana e dell’Asia Meridionale, oltre che di alcune aree dell’America del Sud. In queste zone, per bambine e ragazze è ancora molto difficile ricevere un’istruzione di qualità, per ragioni economiche ma anche sociali, culturali e religiose, soprattutto se le loro famiglie vivono in zone rurali. I matrimoni precoci, ad esempio, sono causa di interruzione del percorso scolastico (secondo le stime, 12 milioni di ragazze nel mondo diventano mogli prima dei 18 anni). In altri casi, ad agire da deterrente sono le barriere architettoniche (come la mancanza di servizi igienici adeguati negli edifici scolastici) o la lontananza delle scuole rispetto alle abitazioni. Emblematico il caso dell’Afghanistan, dove solo il 60% delle bambine in età da scuola primaria riceve un’istruzione, contro l’83% dei bambini.
Diritto all’istruzione e disabilità
Un’analoga condizione di esclusione dalla scuola la soffrono anche bambini e ragazzi con disabilità. Ed anche in questo caso, i problemi maggiori si registrano nei Paesi a reddito basso o medio basso, dove, secondo i dati UNICEF, il 49% dei minorenni con disabilità non riceve un’istruzione adeguata. Le principali barriere architettoniche sono:
- le infrastrutture scolastiche inadeguate: molte scuole non sono attrezzate per accogliere studenti con disabilità fisiche o sensoriali;
- la mancanza di insegnanti specializzati: in molte aree, i docenti non hanno ricevuto una formazione adeguata per supportare gli studenti con problematiche particolari;
- pregiudizi e stigma: in molte comunità, le persone con disabilità sono vittime di pregiudizi e stigmatizzazione, il che può portare a esclusione e discriminazione anche nel contesto educativo.
La tutela internazionale del diritto all’istruzione: i documenti principali
Povertà, guerre, gender gap, barriere architettoniche: sono molti i fattori che, in tutto il mondo, mettono a rischio il diritto all’istruzione. Allo stesso tempo, però, negli ultimi 80 anni, a livello internazionale, è enormemente cresciuta la consapevolezza dell’essenzialità di questo diritto, non solo come valore in sé, ma soprattutto come potente motore di ascensione sociale. Per molti giovani che vivono in condizioni di povertà ed emarginazione, poter studiare è l’unico modo per sperare in un futuro migliore. Ecco perché quasi tutti i documenti internazionali più importanti dedicano spazio al diritto all’istruzione e alla sua tutela, dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani al Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia, alla Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne. Inoltre, il diritto all’istruzione è anche indicato come Obiettivo di Sviluppo Sostenibile dall’Agenda 2030. Ecco una breve panoramica di ciascuno strumento.
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948)
Il diritto all'istruzione nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 è sancito dall'articolo 26, che ne fissa i requisiti fondamentali:
- accesso universale: tutti hanno diritto all'istruzione, senza alcuna discriminazione basata su razza, sesso, religione, origine sociale o altre caratteristiche;
- gratuità e obbligatorietà dell’istruzione primaria: questo significa che ogni bambino ha il diritto di frequentare la scuola senza costi a carico della famiglia, almeno per i cicli di istruzione di base;
- meritocrazia dell’istruzione superiore: l'accesso all'istruzione superiore deve essere aperto a tutti, ma basato sul merito; quindi, coloro che dimostrano capacità e volontà di proseguire negli studi devono avere la possibilità di farlo, indipendentemente dalle loro condizioni economiche;
- finalità di sviluppo della persona umana: l'istruzione deve mirare al pieno sviluppo della personalità, promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali e favorire la tolleranza, la comprensione reciproca e la pace tra i popoli;
- responsabilità dei genitori: a madri e padri spetta il diritto di scegliere il tipo di istruzione che vogliono per i loro figli.
Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali (1966)
Il Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali (ICESCR) del 1966, con gli articoli 13 e 14, amplia e rafforza il diritto all'istruzione rispetto alla Dichiarazione Universale del 1948. I principi cardine vengono riaffermati, ma si strutturano meglio i concetti di accesso universale, gratuità e qualità, anche con esempi di soluzioni pratiche, come le borse di studio per i meno abbienti. Si ribadisce poi l’assoluta gratuità dell’istruzione primaria, ma il Patto si spinge a chiedere agli stati che anche quella secondaria venga resa progressivamente senza costi per le famiglie. Inoltre, molto spazio è dedicato alla libertà di educazione, sia con riferimento ai genitori che all’operare delle scuole private: questa libertà è pienamente garantita purché l’istruzione impartita rispetti le già citate finalità di pieno sviluppo della persona umana.
Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW, 1979)
La Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW), adottata dalle Nazioni Unite nel 1979, affronta invece in maniera diretta ed esclusiva il tema della tutela del diritto all'istruzione delle donne. Nel testo, si ribadisce che alle bambine e alle ragazze devono essere assicurate identiche possibilità di accesso alla scuola, dalla primaria all’università, e a borse di studio e altre forme di assistenza. Inoltre, la Convenzione sottolinea l'importanza di eliminare gli stereotipi di genere nei programmi scolastici e pone l'accento anche sull'importanza di offrire alle donne pari opportunità nella formazione continua.
Convenzione sui Diritti dell'Infanzia (1989)
Nel 1989, le Nazioni Unite licenziano il testo più importante, a livello internazionale, per quanto concerne i diritti dei minorenni. È la Convenzione sui diritti dell’infanzia che, ovviamente, all’articolo 28, si occupa esplicitamente e in modo approfondito di diritto all’istruzione. In linea di massima, la norma non fa che riprendere e dettagliare meglio i concetti già elaborati nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e nel Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali. Sono però particolarmente interessanti i passaggi dedicati alla finalità dell’istruzione, dove si parla di sviluppare la personalità, le capacità e il talento di ogni bambino, di promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali e di prepararlo a vivere in modo responsabile e pacifico. Un’altra importante novità è rappresentata dall’esplicito richiamo al rispetto della dignità di ogni studente come limite per l’applicazione della disciplina scolastica.
Obiettivi di Sviluppo Sostenibile numero 4 – Agenda 2030 (2015)
Nell’elenco degli interventi che muovono verso la promozione universale del diritto all’istruzione, non può non essere menzionata l’Agenda 2030, che impegna i Paesi firmatari, attraverso 17 obiettivi, ad azioni concrete finalizzate alla costruzione di un mondo più equo e sostenibile. L’obiettivo numero 4 è proprio dedicato alla scuola e afferma che è necessario assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento per tutti. L’impegno è poi declinato in traguardi specifici:
- garantire libertà, equità e qualità nel completamento dell’educazione primaria e secondaria, con risultati di apprendimento adeguati e concreti;
- garantire uno sviluppo infantile di qualità, e un accesso a cure e istruzione prescolastiche;
- garantire un accesso equo a un’istruzione tecnica, professionale e terziaria economicamente vantaggiosa e di qualità;
- aumentare considerevolmente il numero di giovani e adulti con competenze specifiche per l’occupazione, posti di lavoro dignitosi e per l’imprenditoria;
- eliminare entro il gender gap e garantire un accesso equo a tutti i livelli di istruzione e formazione professionale delle categorie protette;
- garantire un adeguato livello di alfabetizzazione e capacità di calcolo;
- garantire la diffusione nella scuola di conoscenze e competenze necessarie a promuovere lo sviluppo sostenibile, i diritti umani, la parità di genere, la promozione di una cultura pacifica e non violenta, la cittadinanza globale e la valorizzazione delle diversità culturali e del contributo della cultura allo sviluppo sostenibile;
- costruire e potenziare gli edifici scolastici e gli ambienti di apprendimento;
- aumentare il numero di borse di studio disponibili per i Paesi in via di sviluppo;
- aumentare la presenza di insegnanti qualificati negli stati in via di sviluppo.
Adozioni a distanza e diritto all’istruzione, l’impegno di SOS Villaggi dei Bambini
Per noi di SOS Villaggi dei Bambini, l’Obiettivo 4 dell’Agenda 2030 è un punto di riferimento fondamentale. Con il nostro lavoro, infatti, cerchiamo di impattare proprio in quella direzione, attraverso progetti educativi di supporto all’istruzione all’interno della scuola e attraverso percorsi di formazione professionale e inserimento lavorativo. Il diritto all’istruzione, quindi, fa pienamente parte del nostro orizzonte d’azione. Non a caso, chi sceglie la nostra associazione per realizzare un’adozione a distanza sa che andrà a garantire al bambino, che vive all’interno di un Villaggio SOS, anche quell’ educazione scolastica di qualità di cui ha bisogno per realizzare le proprie potenzialità.
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