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Diritti dei bambini

Giornata internazionale dei diritti dei bambini, a che punto è l’Italia?

La Giornata Mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza è l’occasione per tracciare un bilancio delle condizioni di vita di bambini e ragazzi in Italia. Il quadro, purtroppo, non è buono. Tanti i diritti negati: salute, istruzione, libertà. Tra le categorie più a rischio ci sono i Minori Stranieri Non accompagnati, i ragazzi detenuti in istituti minorili e coloro che vivono in condizioni di povertà.

Il 20 novembre ricorre la Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che ogni anno pone l’attenzione sulla tutela dei diritti di ogni bambina, bambino, ragazza e ragazzo. Se da 35 anni dalla ratifica della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza molta strada è stata fatta, molta ancora resta da farne per garantire a ogni bambino il diritto di crescere sereno e in salute in un ambiente familiare e accogliente.

Una giornata dedicata ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

La decisione di istituire una Giornata Internazionale dedicata ai diritti dei minorenni è stata presa dall’ONU nel 1954, con l’obiettivo di sensibilizzare i decisori politici e l’opinione pubblica mondiale sulla necessità di garantire ai bambini cure e protezioni speciali. Nel corso dei decenni, quella del 20 novembre è diventata una data particolarmente significativa nella storia dei diritti dei minorenni. In ben due occasioni, infatti, questo giorno ha visto nascere altrettanti strumenti fondamentali di tutela a favore dei più giovani:

  • 20 novembre 1959, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite promulga la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, un elenco di dieci principi fondamentali per la protezione e il benessere dei bambini;
  • 20 novembre 1989, tutti gli Stati membri dell’ONU firmano la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, ad oggi testo di riferimento in materia di tutela internazionale dei diritti dei minorenni.

Leggi l’approfondimento sulla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza

I diritti dei bambini in Italia

In Italia, la Convenzione dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza è stata ratificata due anni dopo la sua firma, nel 1991. Sono trascorsi quindi più di tre decenni ed è lecito porsi una domanda chiave: qual è la situazione dei diritti di bambini e ragazzi nel nostro Paese. “La strada è ancora in salita”, sottolinea Samantha Tedesco, “ci sono molti segnali di preoccupazione rispetto a un mancato ascolto e tutela dei minorenni. Il numero di minorenni negli istituti penali minorili e i Minori Stranieri Non Accompagnati, che arrivano in Italia e combattono per vedere riconosciuti i loro diritti, è in drammatico aumento. Ma non solo, anche la povertà educativa, i divari regionali relativi all’accesso ai servizi essenziali, come sanità e istruzione, fino ad arrivare ai problemi legati alla salute mentale delle giovani generazioni e alla dispersione scolastica ci mostrano uno scenario che non garantisce e tutela i diritti dell’infanzia.”
Ecco qualche numero nel dettaglio.

Minorenni e giustizia penale. Per quanto riguarda le presenze negli istituti penali minorili, in un anno (da maggio 2023 a maggio 2024), il numero è cresciuto di oltre il 60%, passando da 210 a 339. A segnare la differenza sono stati soprattutto gli ingressi dei ragazzi tra 16 e 17 anni, aumentati di quasi il 75%.

Minori Stranieri Non Accompagnati. In Italia, ci sono ancora migranti minorenni privi di diritti che la Convenzione ONU riconosce a tutti gli under 18. E questo accade nonostante gli arrivi annuali, secondo i report pubblicati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, siano poco più di 20.000, quindi un numero esiguo facilmente integrabile. La Legge 47/2017 ha ribadito, in modo chiaro e inequivocabile, che i MSNA sono titolari dei diritti in materia di protezione a parità di trattamento con i minorenni di cittadinanza italiana o dell’Unione Europea. Un MSNA è, quindi, prima di tutto un soggetto di diritti che ha meno di 18 anni e ha diritto a essere protetto e accolto in quanto tale. Nella realtà però, in Italia, non è stato costruito un sistema di prima accoglienza capace di tutelare questi ragazzi e solo una minima parte di loro è accolta nelle strutture adatte (Centri Fami). Il resto si trova in Centri di Accoglienza Straordinaria per minorenni e nella maggior parte dei casi viene “smistato” in centri non adeguati (tensostrutture, hotel, hotspot, CAS per adulti), negando loro diritti fondamentali: libertà, salute, inclusione, educazione.

Bambini, povertà ed educazione. L’incidenza della povertà assoluta individuale registrata nel 2023 è molto grave, pari al 14%, il valore più alto dal 2014. I minorenni che appartengono a famiglie in povertà assoluta, infatti, sono 1,3 milioni. Un dato in crescita anche a causa dell’impatto dell’inflazione sulle famiglie. Il disagio economico, inoltre, si traduce spesso in divario educativo poiché queste due forme di povertà si alimentano a vicenda: la carenza di mezzi culturali e di reti sociali riduce le opportunità lavorative e le ristrettezze economiche limitano l’accesso alle risorse culturali ed educative.

Diritto all’istruzione. Nell’ambito dell’istruzione e della formazione l’Italia risulta indietro rispetto alla maggior parte dei Paesi dell’Unione europea. È ancora alta la quota di giovani che abbandonano la scuola dopo aver conseguito soltanto il titolo di scuola secondaria di primo grado (early leavers): l’11,5% dei giovani tra 18 e 24 anni, nel 2022. Permane un gap di genere a svantaggio dei ragazzi, che lasciano la scuola più spesso (13,6%, contro il 9,1% delle ragazze).

Salute mentale. Tra i giovani italiani, la depressione figura come una delle prime 10 condizioni più impattanti sulla salute pubblica nel 2019 e i servizi di sostegno psicologico per chi soffre di questo genere di problematiche sono insufficienti. Il divario tra domanda e offerta per chi vive con un disturbo psicologico grave raggiunge infatti il 57% in alcune regioni italiane. Questa situazione, già difficile, si è ulteriormente inasprita durante la pandemia, che ha aumentato il numero e l’impatto di alcuni dei fattori di rischio per lo sviluppo del disagio psicosociale. Tra i giovani, inoltre, chi ha perso o rischia di perdere le cure genitoriali è più vulnerabile rispetto a questo tipo di disagio rispetto ai propri coetanei.