Nella scelta di un sito per la predisposizione di un campo profughi la disponibilita’ d’acqua in quantita’ adeguata rappresenta il criterio piu’ importante da considerare. Secondo il Manuale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) la quantita’ minima di acqua per persona al giorno e’ di 7 litri, la quantita’ indicata e’ di 15-20 litri, i centri sanitari hanno bisogno di 40-60 litri al giorno per paziente, mentre i centri nutrizionali di 20-30 litri al giorno per paziente. Si aggiungono le necessita’ relative eventualmente al bestiame (circa 30 litri al giorno per i bovini), all’irrigazione e a altri servizi comunitari. Per gli impianti igienici, le latrine non hanno bisogno di acqua, mentre bisogna considerare i fabbisogni per docce e fonti d’acqua per il bucato.
Oltre alle quantita’ consigliate, e’ da considerare l’importante aspetto della qualita’ dell’acqua, ovvero deve essere potabile. Per questa ragione e’ fondamentale evitare qualsiasi contaminazione dell’acqua. Il rischio maggiore da scongiurare e’ la contaminazione causata dalle feci di tipo umano e animale, che possono contenere virus, batteri, cisti protozoarie e uova di vermi. Prima di utilizzare le nuove fonti idriche bisogna analizzarle. Solitamente si prende in considerazione come indicatore il batterio coliforme, E-coli, parassita abituale degli animali a sangue caldo. Considerando la sua concentrazione in 100 millilitri d’acqua, si puo’ decidere in merito alla potabilita’ dell’acqua: tra 1e 10 la qualita’ e’ sufficiente, tra 10-100 l’acqua e’ inquinata, tra 100-1000 l’acqua e’ molto inquinata, piu’ di 1000 l’acqua e’ gravemente inquinata.
Le risorse idriche si dividono in acque superficiali e in acque sotterranee. Le acque piovane sono sufficientemente pulite, sfortunatamente e’ un’opzione possibile sono in quelle zone dove le precipitazioni sono consistenti durante l’anno. Invece l’acqua dei corsi d’acqua, dei fiumi, degli stagni e dei laghi e’ difficilmente potabile, per cui e’ necessario procedere alla loro potabilizzazione. L’acqua del mare puo’ essere usata per quasi tutte le necessita’ tranne che per bere, aiutando cosi’ a ridurre il bisogno di acqua dolce. Le acque sotterranee sono contenute nelle falde freatiche e la loro qualita’ e’ generalmente molto buona. Questa opzione e’ quella preferita nei casi di emergenze umanitarie. L’acqua puo’ essere raccolta presso le sorgenti oppure, se non e’ possibile, con la captazione delle acque sotterranee, per esempio con i pozzi. In questo caso e’ necessario prevedere gli impianti di pompaggio, a mano o con motopompe.
La potabilizzazione dell’acqua puo’ essere raggiunta con quattro metodi alternativi o concorrenti, fermo restando la potabilizzazione iniziale presso i punti di prelievo, solitamente attraverso il cloro. Lo stoccaggio consiste nel lasciare l’acqua in cisterne o in recipienti coperti per almeno 48 ore, in modo da far morire i parassiti perche’ non raggiungono un ospite umano o animale in tempo.
La filtrazione prevede il passaggio lento dell’acqua nella sabbia, cosi’ da fermare le parti solide, emtre la sostanza organica viene scissa dai microrganismi presenti nel letto della sabbia da uno strato sottile composto di alghe, plancton, batteri e altri organismi viventi. Per la disinfezione chimica su larga scala e’ essenziale il parere degli esperti. Si possono usare lo iodio oppure il cloro. Dopo ogni disinfezione e’ necessario misurare il livello di cloro residuo. La disinfezione chimica in piccola scala puo’ essere fatta con pastiglie di cloro. La Bollitura, l’ultimo metodo di potabilizzazione, assicura la sterilizzazione dell’acqua.