L'italia non è un paese per bambini – 20.06.2014

L'italia non è un paese per bambini

Ieri è stato diffuso il 7° Rapporto su “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia” a cura del Gruppo CRC, alla presenza del Ministro per il lavoro e le politiche sociali Giuliano Poletti e dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Vincenzo Spadafora.

Abbiamo partecipato alla stesura di alcuni capitoli e il Rapporto è il frutto di un importante lavoro di documentazione e raccordo con le altre realtà impegnate nella tutela dei diritti. E’ la fotografia più aggiornata a livello italiano rispetto alla situazione dei bambini fuori famiglia” – dice Samantha Tedesco, Responsabile Area Programmi e Sviluppo di SOS Villaggi dei Bambini – “Che l’Italia non sia un Paese per bambini non è purtroppo una novità. Siamo troppo lontani dagli obiettivi europei nelle politiche per l’infanzia e sul tema dei minorenni fuori famiglia lo Stato è inadempiente”.



I problemi dell’adolescenza e dell’infanzia in Italia restano fortemente segnati da un contesto di difficoltà economica e povertà, ma la scarsità di servizi sociali ed educativi che supportino i minorenni, fanno pagare loro un prezzo ancora più alto. “Cosa emerge? – continua Tedesco -  “Le istituzioni non riescono a mettere a sistema le politiche per l’infanzia e l’adolescenza nel nostro Paese.

Vedi anche: 7° rapporto CRC

C’è una parcellizzazione degli interventi e il decentramento verso le regioni complica invece di semplificare. Noi chiediamo una regia unitaria a livello di Governo per l’Infanzia e l’Adolescenza e il ripristino della totalità del Fondo ex Legge 285/97 ai livelli del 2011. Investire sui bambini deve tornare ad essere una priorità”. Secondo i dati più aggiornati a disposizione al momento della redazione del Rapporto, sono stati accolti in comunità 14.991 minorenni a fronte dei 29.388 bambini e ragazzi temporaneamente fuori dalla propria famiglia di origine. In Italia il problema non è il numero assoluto di bambini fuori famiglia d’origine ma il fatto che non ci sia un’adeguata applicazione dei diritti di questi bambini su tutto il territorio nazionale – “Ci sono diversi standard di qualità tra le diverse regioni con casi di discriminazione vera e propria, è da tempo che chiediamo l’applicazione immediata delle Linee Guida Onu sull'accoglienza dei bambini fuori famiglia. Siamo stati ripresi dal Comitato ONU.

Noi abbiamo presentato il Manuale applicativo Moving Forward alla Commissione Parlamentare Infanzia e Adolescenza e richiesto una nuova legge nazionale sull’accoglienza dei bambini fuori famiglia”.


L’incidenza percentuale degli inserimenti in comunità residenziale di bambini in età pre-scolare (0-5 anni), sempre secondo questi dati, è stata del 14% sul totale. Si registra dunque un uso preoccupante e ancora troppo consistente dell’inserimento in comunità di bambini piccolissimi, sin dal loro primo collocamento. “È necessaria un’inversione di tendenza in questo senso, così come è fondamentale segnalare la mancanza di dati e informazioni utili per restituire unicità e continuità alla storia di ogni minorenne, per accompagnarlo nella crescita. Il problema non può più essere trascurato. Ora la parola passa al Governo e al Parlamento” – conclude Tedesco.