23.12.2016

Testimonianze da Aleppo: la storia di Salma

Fino a qualche anno fa Salma viveva con il marito e la figlia maggiore Nadine nella città vecchia di Aleppo. Suo marito era un cantante piuttosto famoso ed era lui a provvedere al sostenamento della famiglia. 
 
"Mi ricordo quando stavamo abbracciati vicino alla stufa a guardare la neve cadere fuori. Era bello godere del calore della nostra casa mentre fuori tutto diventava bianco. Mio marito cantava per noi ed eravamo felici" - racconta Salma.
 
Nel 2013, quando gli attacchi armati hanno iniziato a intensificarsi e la città vecchia ha smesso di essere un luogo sicuro, Salma e la sua famiglia si sono rifugiati in campagna. Pochi giorni dopo la loro fuga  un missile ha colpito la sua casa e l'ha distrutta.
 
Salma è rimasta nelle campagne intorno ad Aleppo per circa due anni, insieme a un migliaio di altre famiglie sfollate. Presto, però, i combattimenti hanno raggiunto anche queste zone, facendosi costanti: i bombardamenti erano così continui che per la popolazione risultava difficile perfino dormire durante la notte.
 
Nel 2014 il marito di Salma è rimasto ferito a una gamba da una scheggia e ha perso l'uso dell'arto, rimandendo invalido. Una vera e propria tragedia, arrivata poco dopo la scoperta di Salma di aspettare un secondo figlio.
 
"Era molto difficile prendersi cura di una bambina e di un marito invalido nelle mie condizioni. Non avevo nessuno, ero sola a prendermi cura di loro: la famiglia mia e quella di mio marito erano rifugiate in un'altra zona di Aleppo, non avevamo contatti. Sapevo solo che entrambi i miei fratelli erano morti."
 
I figli di Salma non conoscono la vita senza la guerra: sono cresciuti sotto i bombardamenti e non hanno mai potuto godere della serenità a cui ogni bambino avrebbe diritto.

Testimonianze da Aleppo - la storia di Salma
 
"I miei, i nostri figli, sono nati e cresciuti nella paura, assistendo a scene e vedendo cose che nessun bambino dovrebbe mai trovarsi di fronte", prosegue Salma.
 
All'inizio del 2016 Salma è rimasta incinta del suo terzo figlio. Tra le mille difficoltà, gli ultimi due mesi di gravidanza sono stati davvero tragici: con la città sotto assedio era praticamente impossibile avere accesso al cibo e ai beni di prima necessità.
 
"Ero terrorizzata all'idea della nascita del piccolo. Come avrei potuto sfamarlo? Come l'avrei scaldato e tenuto al sicuro?" - racconta Salma - "Per questo ho deciso di fuggire."
 
Solo due settimane dopo il parto, Salma si è messa in viaggio insieme alla sua famiglia per scappare dagli orrori della guerra: è stato un viaggio terribile, faticoso e pericoloso, insieme ad altre migliaia di famiglie e a centinaia di bambini rimasti orfani.
 
"Vedere quei bambini soli mi terrorizzava: tremavo all'idea di cosa sarebbe successo ai miei figli se io fossi morta".
 
Quando Salma ha finalmente raggiunto le zone sicure ha trovato anche l'assistenza di SOS Villaggi dei Bambini, che qui lavora quotidianamente per fornire alla popolazione pasti caldi e latte per i bambini. 
 
"Il cibo e il latte per i più piccoli ci hanno aiutato e ci aiutano a sopravvivere in queste condizioni, all'interno di questi rifugi in cui mancano acqua, servizi sanitari, riscaldamento e ovviamente la privacy" - racconta Salma. "I miei figli soffrono per il freddo di questo inverno così rigido ma allo stesso tempo iniziano a recuperare un po' di forze. Li vedo meno spaventati: finalmente hanno iniziato a parlare di giochi e non di bombardamenti."

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