Salute mentale
– 15.04.2025
MPHSS, breve guida alle attività di salute mentale e supporto psicosociale nelle emergenze
Un approfondimento dedicato alle strategie ed azioni MHPSS (Mental Health and Psychosocial Support), cioè volte a tutelare la salute mentale delle persone in situazioni di crisi e a fornire loro supporto psicosociale. Un tema poco conosciuto ma fondamentale per rendere effettivo e pieno il diritto alla salute di chi sta attraversando un’emergenza.
Prendersi cura della salute mentale è sempre importante, in qualsiasi contesto e condizione. Lo è ancora di più, però, in situazioni di crisi e di emergenza, come sono quelle legate allo scoppio di una guerra o al propagarsi di una pandemia. Eppure, l’impatto psicologico di questi eventi deve essere tenuto in considerazione mentre si provvede alle necessità materiali. Ed è così che un tema di fondamentale importanza come le strategie e azioni MHPSS merita di essere approfondito per essere meglio compreso dall’opinione pubblica.
Cosa significa MHPSS?
MHPSS è l’acronimo inglese di Mental Health and Psychosocial Support, che in italiano diventa salute mentale e supporto psicosociale. Si tratta di un insieme di interventi pensati per proteggere e promuovere il benessere psicologico delle persone, in particolare in contesti difficili ed emergenziali, come guerre, disastri naturali, migrazioni forzate o crisi sanitarie. È bene precisare che le azioni che rientrano in MHPSS non riguardano solo chi ha disturbi mentali gravi. Anzi, il senso profondo delle attività MHPSS è quello di offrire ascolto, ricostruire relazioni, rafforzare la comunità e aiutare chi ha vissuto o sta vivendo un trauma a ritrovare fiducia e stabilità. Attualmente, questa sigla è sempre più usata nel mondo della cooperazione e delle emergenze umanitarie, perché ha l’indiscutibile pregio di dare centralità alla salute mentale, come parte fondamentale della salute intesa in senso ampio.
Perché il supporto psicologico è fondamentale nelle emergenze?
In situazioni di emergenza, infatti, il supporto psicologico è essenziale, ma troppo spesso si rischia di dimenticarlo, dando spazio ai soli bisogni materiali, come cibo, acqua, medicine, un tetto. Invece, accanto a queste esigenze, che sono certamente vitali, bisogna considerarne anche altre, come la necessità che le persone hanno di sentirsi al sicuro, ascoltate e umanamente accompagnate. Le emergenze mettono adulti e bambini di fronte a perdite, traumi e sconvolgimenti profondi nella vita quotidiana. Chi sopravvive a un evento traumatico può sentirsi disorientato, angosciato, apatico, in colpa o profondamente solo. In queste situazioni, il supporto psicologico non è un lusso, ma un bisogno primario, perché permette di:
- ridurre lo stress acuto e prevenire l’insorgere di disturbi mentali;
- rafforzare le capacità di adattamento delle persone e delle comunità;
- favorire la ricostruzione della quotidianità e dei legami sociali, indispensabili per andare avanti.
Inoltre, il supporto psicologico nelle emergenze non riguarda solo i singoli, ma anche l’intera comunità. Curare il benessere mentale collettivo, infatti, significa rafforzare la resilienza sociale, cioè la capacità di rispondere insieme alle difficoltà, di prendersi cura gli uni degli altri. Oggi, grazie all’approccio MHPSS, molte organizzazioni umanitarie riconoscono che non basta prendersi cura del benessere fisico, ma anche di quello mentale. E questo vale per adulti, anziani, giovani, bambini, operatori sul campo: tutti hanno diritto a un supporto psicologico, soprattutto nei momenti più difficili.
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Principi, valori e linee guida di MHPSS
Partendo da questo approccio, si sviluppa tutta la struttura delle attività MPHSS. Alla base di ogni intervento ci sono principi e valori condivisi a livello internazionale, pensati per garantire un’azione efficace, sicura e rispettosa delle culture e delle storie individuali.
Tra i principi fondamentali figurano:
- umanità e dignità: ogni intervento deve partire dal rispetto profondo della persona, della sua storia, delle sue emozioni. Anche nei contesti più critici, l’ascolto e la relazione umana sono strumenti di cura;
- partecipazione e coinvolgimento: le comunità non vanno “salvate” dall’esterno, ma coinvolte attivamente nella costruzione di soluzioni. Le persone colpite sono spesso anche risorse preziose per aiutare gli altri;
- sensibilità culturale: il supporto psicosociale deve tenere conto delle tradizioni, delle credenze e dei modi in cui ogni comunità esprime il dolore o cerca conforto, nella consapevolezza che non esiste un unico modo giusto di reagire alle sofferenze;
- protezione e sicurezza: le attività MHPSS devono essere progettate in modo da non esporre le persone a ulteriori rischi, garantendo ambienti sicuri e confidenzialità;
A guidare l’attuazione di questi principi ci sono le linee guida internazionali più utilizzate, cioè quelle elaborate dall’UN IASC on MHPSS in Emergency (il Comitato permanente tra Agenzie delle Nazioni Unite per MHPSS in Emergenza), confluite nell’omonimo modello.
Cos’è il modello IASC?
Quando si parla di MHPSS, un punto di riferimento fondamentale è proprio il modello dello IASC, sviluppato dall’organismo internazionale che riunisce le principali organizzazioni umanitarie mondiali, comprese le Nazioni Unite e diverse ONG e agenzie di cooperazione.
Nel 2007, lo IASC ha pubblicato delle linee guida per l’integrazione della salute mentale e del supporto psicosociale nelle emergenze umanitarie, che sono diventate, come anticipato, lo standard di riferimento internazionale. Al loro interno troviamo un modello semplice ma molto efficace, strutturato su quattro livelli di intervento, rappresentati in una piramide.
- Bisogni di base e sicurezza. È il primo livello e riguarda l’accesso a cibo, acqua, un rifugio sicuro, protezione fisica. Anche questi elementi, spesso dati per scontati, sono essenziali per il benessere psicologico: nessuno può stare bene se non si sente al sicuro.
- Supporto comunitario e familiare. Qui si promuove il rafforzamento dei legami sociali, il senso di appartenenza, la solidarietà tra le persone. Possono essere attività di gruppo, rituali collettivi, supporto tra pari, interventi nelle scuole, gruppi per genitori. L’idea è che il benessere psicologico si costruisce anche attraverso le relazioni.
- Supporto psicosociale focalizzato. È un livello più mirato, che coinvolge educatori, assistenti sociali, operatori formati. Aiuta chi vive momenti di forte stress o ha sintomi leggeri/moderati (ansia, insonnia, difficoltà emotive) con colloqui, attività strutturate o gruppi di sostegno.
- Assistenza specializzata. Il livello più alto è riservato a chi ha bisogno di un intervento professionale, ad esempio da parte di psicologi, psichiatri o terapisti. In contesti umanitari, questo tipo di supporto può essere fornito anche attraverso il rafforzamento dei servizi sanitari locali.
Il modello IASC insiste su un elemento fondamentale: non esiste un solo modo per prendersi cura della salute mentale, perché ogni persona ha bisogni diversi e ogni comunità ha risorse che vanno valorizzate. È un approccio multilivello e interculturale, che mette al centro dignità, ascolto e partecipazione.
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Esempi di attività di MHPSS
Scendiamo ora nel concreto e vediamo alcuni esempi di attività MHPSS, tenendo sempre in considerazione il fatto che possono essere molto diverse, perché si adattano ai contesti, alle culture e ai bisogni specifici delle persone colpite da una crisi. Alcune sono molto semplici, altre più strutturate. Tutte, però, hanno un obiettivo comune: sostenere il benessere psicologico delle persone e rafforzare la loro capacità di affrontare la situazione.
Ecco alcuni esempi di interventi reali, ispirati alle linee guida internazionali.
- Spazi sicuri per bambini e adolescenti. Questi luoghi, spesso allestiti in campi profughi o in aree colpite da disastri, permettono ai più giovani di giocare, disegnare, studiare e socializzare in un ambiente protetto. Gli operatori li accompagnano in attività pensate per stimolare l’espressione emotiva e il recupero di una routine quotidiana.
- Gruppi di ascolto e sostegno per adulti. In molti contesti, le persone adulte trovano conforto nel poter condividere esperienze e paure in piccoli gruppi guidati da facilitatori. Il gruppo diventa uno spazio per parlare, normalizzare le reazioni emotive, ritrovare forza attraverso il confronto.
- Attività ricreative e culturali. Teatro, musica, danza, racconti tradizionali: le espressioni artistiche sono strumenti potenti di elaborazione emotiva, soprattutto in contesti collettivi. Possono aiutare a rielaborare eventi traumatici e a rafforzare l’identità culturale.
- Supporto agli operatori umanitari. Anche chi lavora nelle emergenze è esposto a un forte carico emotivo. Per questo, molte organizzazioni offrono spazi di decompressione, supervisione e sostegno psicologico per evitare il burnout e favorire la cura di chi si prende cura degli altri.
- Educazione alla salute mentale. Le attività MHPSS comprendono anche strategie di sensibilizzazione per sfatare pregiudizi, ridurre lo stigma legato ai disturbi mentali e informare la popolazione sui segnali di malessere e sulle risorse disponibili.
Queste attività si muovono su più livelli, come suggerisce il modello IASC, e spesso sono coordinate tra diverse organizzazioni e servizi. L’obiettivo non è curare in senso clinico, ma ricostruire fiducia, connessioni umane e senso di controllo in situazioni in cui tutto sembra crollare.
Chi offre servizi di MHPSS?
I servizi di MHPSS vengono offerti da una rete molto ampia e articolata di attori, dalle grandi agenzie internazionali alle organizzazioni locali, passando per enti governativi e comunità stesse. Una Federazione Internazionale il cui Hub è ospitato proprio da SOS Villaggi dei Bambini. Tutti gli attori coinvolti, in modi diversi, contribuiscono a garantire che il supporto psicosociale e la salute mentale siano una parte integrante della risposta umanitaria.
Tra i principali protagonisti troviamo:
- organizzazioni internazionali umanitarie: agenzie come l’UNICEF, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’UNHCR (per i rifugiati), e la Croce Rossa internazionale;
- ONG internazionali e locali, tra cui anche noi di SOS Villaggi dei Bambini;
- operatori psicosociali e sanitari;
- strutture pubbliche e servizi sanitari locali
- comunità e reti informali.
Il nostro impegno per la salute mentale