10.01.2018

La parola ai ragazzi ospiti dei centri di prima accoglienza di Crotone



Si avventurano in un viaggio pericoloso pieno di ostacoli, lasciandosi dietro famiglia ed amici. Sono Minori Stranieri Non Accompagnati. L’equipe di SOS Villaggi Dei Bambini impegnata a Crotone, in partnership con il Social Community Theatre Center dell’Università di Torino, nell’ambito del progetto Io Non Viaggio Solo li incontra regolarmente.

A partire da aprile viene offerta ai ragazzi la possibilità di partecipare a laboratori esperienziali di supporto psicosociale, un percorso di nove incontri per stare assieme, confrontarsi, riconoscersi come gruppo. Inoltre grazie all’approccio teatrale si crea uno spazio dove raccontare le proprie storie anche attraverso la comunicazione non verbale. Storie magari fino ad allora rimaste nel silenzio.
Ne abbiamo raccolte qui alcune perché crediamo che vada data voce a ragazzi, di cui spesso si parla ma dei quali poco si sa.

Sanat* non parla italiano. Sembra timido e riservato, ma poi scopre di poter parlare attraverso i disegni. Inizia ad utilizzare il diario del laboratorio, uno strumento prezioso per i ragazzi che lo hanno costruito con le loro mani, per raccontarsi al gruppo. Disegna fiori e piante: racconta che in Bangladesh hanno una fattoria e lui sa lavorare la terra. Gli piacciono i fiori soprattutto, che è in grado di curare. Disegna un elefante: ci spiega che nella fattoria, a casa, hanno tanti animali e l’elefante gli suscita sia gioia che tristezza. Si, perché nel laboratorio c’è anche il tempo di parlare delle emozioni. Gioia, perché gli ricorda i bei momenti in cui con la famiglia si muovevano un po’ ovunque con gli elefanti. Tristezza perché qui gli elefanti non ci sono e si rende conto di essere davvero lontano da casa.

Quando avevo gli occhi chiusi e mi muovevo nella stanza, ero felice perché mi immaginavo cose belle. Poi ho aperto gli occhi e ho capito che era tutto un sogno. Guardavo lei danzare ad occhi chiusi ed ero triste, perché ho capito che era tutta un’illusione”. Okpati* ama danzare davanti alla gente. E ce lo fa vedere: il suo corpo che balla a ritmo della sua musica sembra fatto proprio per quello. Nel suo paese ballava in città, davanti a tante persone. Vorrebbe ballare davanti alla gente anche qui in Italia. E’ talentuoso e determinato: “Io non ho uno stile da imitare, come chi vorrebbe diventare come questo o quel calciatore. Io ho il mio stile. Semmai saranno gli altri ad imitare me.”

Penso a com’è la vita, a cos’è la vita” dice Makabe* “Penso alla mia famiglia in Africa. Ho disegnato lo zaino per andare a scuola, per sapere la vita cos’è. Mi piace ascoltare la musica. Ho disegnato un albero con fiori, che c’è in Africa.”

“L’amore, per la famiglia…l’amore è importante.” esordisce Darik* con un “troppo pensare…” che sa proprio di nostalgia. “E’ importante anche l’amicizia e anche la religione. Non mi piace il razzismo, perché il razzismo è una vergogna per l’umanità. Mi piace studiare e ascoltare storie. Mi piace la natura, la cicogna mi piace molto. Nel futuro vorrei fare l’ingegnere.”

Kofi* invece ci racconta della sua voglia di libertà: “I’m like a bird. Non importa in quale regione, Italia, America, Francia, ma io voglio andare. Questa è la mia famiglia: mia madre, mio padre è morto nel 2005. Questi sono i miei fratelli, sono in Gambia: per ora non possono aiutarmi, ma a breve arriveranno anche loro in Italia e si, potranno aiutarmi quando saranno qui. Questa è la mia casa: mi manca. Questa è una moschea: per pregare, hai presente? La mia famiglia prega per me tutti i giorni. Ho disegnato questi sono fiori dell’Africa e questa è la mia fidanzata.”

Vorrei una stanza molto elegante e ricca. In futuro mi piacerebbe aiutare le persone malate e anziane. Vorrei aiutarle ad allenarsi così possono sentirsi meglio, muoversi – ci racconta Edy* che viene dal Ghana - Vorrei diventare vegetariano, così potrei vivere a lungo, non ho nessuna vogli di morire. Nel mio Paese sono un Vangelo Boy: io sono cristiano. I miei amici sono in Ghana, in Francia, in Germania. Ho amici dappertutto. Mi piace fare ricerche con il computer, con il telefonino, studiare il background delle persone, la storia dell’Europa, degli Italiani, dei francesi”.

I gusti di Edy* sembrano molto diversi da quelli di Seidou*, che ci parla di Corano e Thiebou Dieune, pesce e riso. “E’ un piatto africano, troppo buono!” e lo dice con tanta convinzione che quasi ne sentiamo l’odore ed il sapore. I due si guardano e sorridono.



*I nomi dei ragazzi sono stati cambiati per proteggere la loro identità