Scuola
– 14.01.2025
Povertà educativa in Italia, statistiche e strategie di contrasto
La povertà educativa, in Italia, è un tema di stringente attualità. Lo confermano i numeri, che parlano di un Paese dove molti giovani escono troppo presto dai percorsi di istruzione e formazione e dove la povertà materiale priva bambine e bambini di fondamentali opportunità di crescita e di sviluppo, come lo sport, il gioco, le attività culturali.
La povertà educativa, di cui si dibatte sempre più spesso anche in Italia, è un fenomeno complesso e dagli effetti profondi. Può essere definita come
quella condizione che priva bambini e ragazzi dell'accesso a opportunità fondamentali per il loro sviluppo personale e culturale, ostacolando la possibilità di costruire un futuro migliore.
A caratterizzare la povertà educativa, quindi, non solo le carenze economiche ma l’intero quadro sociale in cui ragazze e ragazzi sono immersi. Un bambino che cresce in un contesto educativo impoverito, infatti, è meno esposto a stimoli culturali, sociali e formativi, il che si riflette negativamente sulle sue capacità di apprendimento, sulla sua autostima e, in ultima analisi, sulle sue prospettive di vita.
Cause e conseguenze della povertà educativa
Ovviamente, un fenomeno così articolato non può che avere cause molteplici. Disuguaglianze economiche e sociali sono senza dubbio in cima alla lista, ma a impoverire un contesto educativo contribuiscono anche le carenze nelle infrastrutture scolastiche e nella formazione dei docenti, le disparità territoriali tra Nord e Sud o tra aree urbane e rurali, la mancanza di accesso a risorse culturali, come biblioteche o attività extracurriculari, il crescente digital divide.
Ugualmente ampie e profonde sono le conseguenze della povertà educativa, che non riguardano solo i singoli individui, ma la società nel suo complesso. Minori opportunità educative oggi, infatti, significano maggior rischio di abbandono scolastico, disoccupazione e marginalizzazione domani. Affrontare la povertà educativa, quindi, non è solo una questione di giustizia sociale, ma una necessità per costruire una società più equa e giusta. Alla luce di queste considerazioni è quanto mai importante affrontare il tema, magari proprio focalizzandosi sull’attuale situazione in Italia e partendo dalla stretta e innegabile connessione tra povertà educativa e povertà materiale.
Leggi anche l’approfondimento sulla violenza assistita
Povertà materiale e povertà educativa, una spirale che deve essere spezzata
Secondo l’ISTAT, in Italia, i minorenni che appartengono a famiglie in povertà assoluta sono 1,3 milioni (2023). Un numero in crescita anche a causa dell’impatto dell’inflazione sui redditi. Questo disagio economico spesso si traduce in divario formativo poiché, come anticipato, povertà economica e povertà educativa si alimentano a vicenda. Da una parte, la carenza di mezzi culturali e di reti sociali riduce le opportunità lavorative; dall’altra, le ristrettezze economiche limitano l’accesso alle risorse culturali ed educative, costituendo un ostacolo oggettivo per bambini e ragazzi che provengono da famiglie svantaggiate. Inoltre, come sottolineato anche in una recente indagine (Cannari e D'Alessio, 2018), le famiglie più povere sono generalmente quelle con minore scolarizzazione e l'incidenza della povertà assoluta risulta doppia nei nuclei familiari dove la persona di riferimento non ha il diploma.
La povertà educativa a scuola: i numeri della dispersione scolastica in Italia
Proprio il tema della scolarizzazione è uno dei più dolenti per l’Italia, che sulla dispersione scolastica si trova molto indietro rispetto alla media UE. È ancora alta, infatti, la quota di giovani che escono prematuramente dal sistema di istruzione e formazione, dopo aver conseguito soltanto il titolo di scuola secondaria di primo grado (early leavers). Nel 2023 il percorso formativo si è interrotto con la licenza della scuola secondaria di primo grado per l’10,5% dei giovani tra 18 e 24 anni. E permangono molto netti anche il gap di genere, a svantaggio dei ragazzi (che lasciano la scuola nel 13,1% dei casi, contro il 7,6% delle ragazze), e il gap territoriale, a svantaggio delle regioni del Sud (dove la quota degli abbandoni arriva al 14,6%). Infine, sul totale dei 15-29enni la quota di NEET (Neither in Employment nor in Education and Training) è pari al 16,1%. In questo caso, però, le differenze di genere sono invertite (17,8 per le ragazze, 14,4 per i ragazzi) mentre permane lo svantaggio del Mezzogiorno, dove si trovano tutte le regioni con i valori più elevati di NEET.
La dispersione scolastico-formativa in Italia, quindi, rimane una questione di assoluto rilievo. Pur in un quadro di progressivo impegno da parte delle istituzioni preposte e dei diversi soggetti a vario titolo coinvolti, i leggeri miglioramenti riscontrabili non riescono a compensare i ritardi accumulati nel tempo. Peraltro, in questo ambito, il lungo periodo di pandemia protrattosi a partire dal 2020 e, da ultima, la crisi geopolitica avviatasi nel 2022, che apre a possibili scenari socioeconomici allarmanti, lasciano intravedere possibili ulteriori elementi di criticità i cui effetti potrebbero rendere ancora più complessa la gestione di questi processi.
Il diritto all’istruzione e la sua tutela nel mondo
La povertà educativa fuori scuola
Anche fuori dalle aule scolastiche, però, le criticità non mancano. Secondo una ricerca Istat dedicata proprio alla povertà educativa, nel 2023, in Italia, più del 70% dei bambini e dei ragazzi tra i 3 e i 19 anni non ha mai messo piede in una biblioteca e, di questi, il 16,8% tra i 6 e i 19 anni non ha avuto l’opportunità di vedere uno spettacolo o di prendere parte a un’attività culturale fuori casa (cinema, teatro, musei, mostre, siti archeologici, monumenti, concerti). Molto elevata anche la quota di coloro che non hanno praticato sport: 39,2%. E ovviamente, purtroppo, anche in questo caso, a fare le spese maggiori sono i figli di famiglie povere e/o residenti delle regioni del Sud Italia.
L’impegno di SOS Villaggi dei Bambini per contrastare la povertà educativa in Italia
Come SOS Villaggi dei Bambini siamo da sempre impegnati nel contrasto alla povertà educativa, sia in Italia che nel mondo. In ogni nostra azione a favore dell’educazione di ragazze e ragazzi, adottiamo un approccio centrato sui Diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza. Questo si traduce nella necessità, per i vari attori deputati all’azione educativa, di operare in accordo e in coerenza fra loro (secondo il principio del superiore interesse del bambino) ma anche di realizzare azioni che considerano i bambini e i ragazzi attori e non solo destinatari degli interventi (diritto alla partecipazione). Ogni bambino, infatti, possiede potenzialità innate, indipendentemente dalla condizione di vita. Allo stesso tempo, sulla crescita dei bambini e sullo sviluppo del loro potenziale hanno un peso specifico l’ambiente familiare e la genitorialità, che incidono anche nelle successive fasi di sviluppo in età adulta. Qualunque intervento di contrasto alla povertà educativa deve quindi agire su più piani (bambino, famiglia, comunità) e lungo un doppio binario:
- sopperire alla mancanza di opportunità derivanti da un contesto carente;
- sostenere e attivare le capacità individuali dei bambini.
Nel concreto, in Italia promuoviamo:
- interventi di rafforzamento educativo a favore delle famiglie vulnerabili:
- accoglienza, sostegno psico-pedagogico, sportelli pedagogici per le famiglie, orientamento e accompagnamento a tirocini lavorativi;
- servizi di sostegno familiare (spazio neutro, incontri protetti, counselling familiare, colloqui psicologici o incontri tra genitori);
- sostegno volto a facilitare la relazione genitori-figli e potenziare l’auto-efficacia dei genitori nel supportare i propri figli rispetto ai loro percorsi didattici, anche attraverso colloqui con gli insegnanti;
- interventi diretti di sostegno alle capacità dei bambini:
- supporto educativo tramite laboratori, servizio di doposcuola, spazio 0-5, psicomotricità e interventi con lo scopo di rafforzare le life skills - motivazione, autostima, aspirazioni sul futuro, gestione delle emozioni e dello stress - all’interno di centri diurni, comunità educative, scuole;
- promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza proposti attraverso l’approccio partecipativo volto a facilitare un'esperienza di ascolto tra i ragazzi e di libera espressione dei propri punti di vista.
Leggi anche l’approfondimento sulla povertà educativa nel mondo