Villaggi SOS - Nepal – 13.10.2020

Da bambina di strada ad infermiera: la storia di Kamala

Kamala ha un rimedio per tutte le malattie dei suoi piccoli pazienti del Villaggio SOS. Ma a volte prescrive ai bambini alcuni preziosi consigli che ha imparato dal suo difficile passato. "Sii forte, lavora sodo e non lasciare mai la scuola. Pensa positivo e tutto andrà per il verso giusto”.

Nell'infermeria del Villaggio SOS di Sanothimi in Nepal, un bambino di 10 anni con mal d'orecchi si siede nervoso, mentre Kamala Tapa si avvicina a lui.

"Fa male", grida.

"Devo solo dare un'occhiata e vedere se c'è qualcosa lì", dice Kamala, con calma. Una mano tiene una torcia mentre l'altra tiene bene l'orecchio del piccolo. Si sporge in avanti per vedere cosa sta causando il dolore. I suoi amici sono curiosi e spuntano da dietro per vedere che cosa sta succedendo.

Dopo tre anni come infermiera del Villaggio SOS, Kamala conosce bene tutti i bambini. Ogni giorno c'è qualcuno che aspetta fuori dal suo ufficio. Ma c’è sempre una bella atmosfera tra coloro che aspettano Kamala. Perché anche se il suo lavoro è assicurarsi che tutti nel Villaggio SOS siano in salute, ci sono altri motivi per cui i bambini si sentono al sicuro con lei.

Kamala non è solo un'infermiera esperta. Sa anche come ci si sente a perdere i propri genitori.


Un padre abbandona la sua famiglia

Kamala è nata nel 1994 in un villaggio rurale dove viveva con sua madre, suo padre e una sorella maggiore. Racconta la storia di come ha preso la polmonite a nove mesi, ma non ha ricevuto alcun trattamento medico per il semplice fatto di essere femmina.
C'è una grande differenza tra ragazzi e ragazze qui in Nepal, non tanto nelle città, ma in campagna preferiscono i maschi alle femmine. È una vera ingiustizia e non mi è mai piaciuto", dice Kamala.
In molti luoghi del Nepal, soprattutto in campagna, capita che alcuni padri lascino la famiglia se non hanno un figlio maschio. Quando la madre rimane sola, senza un lavoro o un'istruzione, ha davvero poche possibilità in un Paese con pochi servizi dedicati ai più fragili. Non è quindi raro che le madri single si sentano così disperate da lasciare i loro figli per iniziare una nuova vita.


Comincia la vita in strada

La vita di Kamala iniziò a sgretolarsi dopo che suo padre li lasciò per risposarsi. "Avevo tre anni quando mio padre ci ha lasciato perché mia madre non poteva dargli un figlio maschio", dice Kamala.
La famiglia di Kamala è rimasta senza reddito e senza un posto dove vivere. La madre, che all'epoca era incinta di un terzo figlio, era disperata. Non vedeva altra scelta che portare le sue figlie a Kathmandu in cerca di lavoro. Vivevano in una tenda per le strade di una delle città più inquinate del mondo.
Kamala racconta i suoi durissimi anni come bambina di strada nell’affollata capitale. Racconta di notti di paura, dei cani randagi che nutrivano e li proteggevano quando dormivano. Aveva sempre fame e non poteva andare a scuola. “La cosa più difficile da accettare è che non hai diritto alle cose più semplici e importanti: non potevamo mangiare quando eravamo affamati e non avevamo soldi per la scuola, anche se io e le mie sorelle desideravamo così tanto imparare.”


La luce in fondo al tunnel

Dopo alcuni mesi è nata la sorella minore di Kamala. Sua madre ha partorito da sola in un campo dove lavorava. È stato allora che la madre di Kamala ha avuto paura di non farcela e grazie all’aiuto della comunità ha preso contatti con SOS Villaggi dei Bambini Nepal. Kamala aveva cinque anni quando la sua famiglia iniziò a ricevere sostegno attraverso il nostro Programma di rafforzamento familiare. Le ragazze hanno iniziato ad andare a scuola e, dopo poco tempo, le insegnanti hanno inserito Kamala direttamente in seconda elementare perché imparava molto velocemente.
“Mi piaceva andare a scuola. E quando avevo tempo libero, leggevo i libri di mia sorella maggiore. Sapevo cosa volesse dire non avere niente, rimanere indietro rispetto agli altri bambini. Non volevo perde
re quell’occasione”.

 

Ritorno al Villaggio SOS

Il controllo all’orecchio del bambino si è concluso. Nulla di serio. Fuori, diversi bambini aspettano il loro turno per vedere l'infermiera, dopotutto ci sono 160 bambini che vivono nel Villaggio SOS.
Kamala è stata particolarmente impegnata durante la pandemia COVID-19, tanto da scegliere di vivere nel Villaggio SOS per assicurarsi che tutti, dai bambini agli educatori, fossero in salute. Finora nessuno ha contratto il virus.
La maggior parte dei bambini va in infermeria per piccoli disturbi. Ma sa che i sintomi fisici possono essere collegati a esperienze dolorose dell'infanzia. La paura, la solitudine e la tristezza sono emozioni difficili da elaborare, e per un bambino possono trasformarsi in un mal di pancia o un gran mal di testa.

“A volte è difficile capire cosa c'è che non va in loro, perché la maggior parte dei bambini qui soffre per la perdita di una madre o di un padre, o di entrambi. Ecco perché spesso vengono da me, anche se potrebbero non averne sempre bisogno. Quello che cercano da me è la sensazione di essere accuditi da qualcuno”.

La dolorosa infanzia di Kamala l’ha portata ad essere molto sensibile ai temi legati alla salute mentale e alla guarigione dei traumi emotivi. Sa che il trauma della separazione o dell'abbandono deve essere curato affinché i bambini diventino adulti sicuri di sé e autosufficienti. Il suo obiettivo è conseguire un master all'estero in infermieristica pediatrica per la salute mentale e tornare nel suo Paese per mettersi al servizio dei più deboli.

Kamala ha un rimedio per tutte le malattie dei suoi piccoli pazienti. Ma non esita a prescrivere ai bambini alcuni preziosi consigli che ha imparato nel suo difficile passato. "Sii forte, sii audace, lavora sodo e non lasciare mai i tuoi studi", dice loro. "Pensa positivo e tutto andrà per il verso giusto”.

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