Protezione e Accoglienza
– 08.05.2020
Vita e Raffaella: due sorelle cresciute nel Villaggio SOS di Ostuni si raccontano
Quando Raffaella e Vita sono arrivate al Villaggio SOS, con le loro due sorelle, era il giorno della Befana. I loro genitori non erano in grado di prendersene cura in modo adeguato e il Villaggio SOS è diventata la loro seconda famiglia.
Quando Raffaella e Vita sono arrivate al Villaggio SOS, con le loro due sorelle, era il giorno della Befana. I loro genitori non erano in grado di prendersene cura in modo adeguato e il Villaggio SOS è diventata la loro seconda famiglia.
Raffaella doveva compiere 10 anni; Anita, la più grande, aveva quasi 11 anni, Vita ne aveva 8 e Tonia 4. Raffaella era l’unica a parlare. Lo faceva per tutte e quattro. Le altre non riuscivano, non potevano. Raffaella ricorda che a volte, nei primi tempi, le maestre delle sue sorelle la facevano chiamare in classe perché avevano bisogno di informazioni. Vita si chiudeva a riccio in silenzio, e Tonia, la più piccola, si stringeva alle sue gambe.
Oggi Raffaella e Vita sono due mamme. Raffaella ha due figli grandi di 11 e 14 anni. Vita ha una piccola di 1 anno e un bambino di quasi 4 anni.
Come descriveresti il periodo trascorso nel Villaggio SOS di Ostuni?
Raffaella: Il periodo che ho trascorso al Villaggio SOS lo ricordo molto bene, un periodo in cui ho ritrovato la tranquillità e la serenità, provenendo da una realtà poco felice. L’equipe del Villaggio SOS, la zia e gli educatori mi hanno fatto sentire in una famiglia, quello di cui avevo bisogno.
Hai dei ricordi di momenti più belli legati al Villaggio SOS?
Raffaella: Abbiamo trascorso tantissimi momenti belli, dalla semplicissima partita a palla prigioniera lungo il parco giochi, al campeggio a Caldonazzo durante il periodo estivo.
Hai mantenuto i rapporti con la tua mamma? Come hai spiegato a te e ai tuoi fratelli il fatto che non potevate vivere insieme?
Raffaella: Nel primo periodo i rapporti con mia madre sono stati interrotti. La nostra tutela è stata affidata a uno zio che veniva a trovarci periodicamente insieme alla nonna. Noi avevamo un rifiuto nei confronti dei nostri genitori, non volevamo vederli.
Quando avevo circa 20 anni mio padre si è ammalato e allora ci siamo riavvicinati.
La cosa davvero importante che ha fatto il Villaggio SOS è stata far crescere insieme noi sorelle. Questo è stato vitale.
Cosa significa per te oggi essere mamma? Come descriveresti Vita/Raffaella “mamma”?
Vita: Per me oggi essere mamma è un gran dono, che comporta rinunce, ma che nello stesso tempo ti arricchisce. Il fatto che il passato non sia stato proprio roseo non significa che il futuro non possa essere migliore, anzi tutto ciò deve far riflettere per evitare di ricadere negli stessi errori.
Mi ritengo dolce e severa allo stesso tempo. Cerco di non far mancare loro quelle presenze familiari che a me son mancate, non solo mamma e papà ma anche i nonni, gli zii, i cugini.
Raffaella: Tutto il bagaglio di esperienza che mi porto dietro rappresenta la donna che sono oggi. Non è facile, ma cerco ogni giorno di insegnare ai miei figli gli stessi valori con i quali siamo cresciuti al Villaggio SOS.
C’è qualcosa che hai vissuto al Villaggio SOS che ti ha aiutato nel tuo diventare la mamma che sei oggi?
Vita: Nel Villaggio SOS ho vissuto e riscoperto quelli che sono i valori, quali l’onesta, la sincerità, la pazienza, il prendersi cura dell’altro. Valori che cercherò di trasmettere ai miei figli.
Raffaella: Le difficoltà che ho vissuto mi hanno resa forte. A volte mi rendo conto che rispetto ad alcune amiche, che si perdono in poco, io riesco a reagire e a non piangermi addosso. Forse è proprio questo che mi rende forte, è come se avessi una corazza. E sono contenta di essere così, sembra inverosimile... nella sfortuna ho “una mia fortuna".
Hai mai raccontato o pensato a come racconterai ai tuoi figli la tua esperienza di vita e di accoglienza al Villaggio SOS?
Vita: Oggi i miei figli sono molto piccoli, ma già conoscono la mia educatrice del Villaggio SOS. Quando mi chiederanno di più, risponderò con molta tranquillità che la zia del Villaggio SOS si è presa cura di me perché i miei genitori biologici, a causa delle loro difficoltà, non erano in grado di farlo.
Raffaella: Ho subito raccontato ai miei figli del Villaggio e delle difficoltà che ho avuto. Tutto è stato però molto naturale. I miei figli conoscono le dinamiche e le situazioni del Villaggio e i motivi che stanno dietro l’accoglienza. Poi li ho sempre portati a trovare le zie, i bambini, gli operatori.
La mamma Vita/Raffaella, di oggi, cosa direbbe alla Vita/Raffaella bambina, al Villaggio SOS, se la incontrasse?
Vita: Gli darei coraggio dicendo che tutto si sistema, che le crisi passano e perciò di continuare a seguire i propri sogni.
Raffaella: Oggi direi alla Raffaella di ieri che nulla è impossibile. La vita è dura per tante persone ma con la buona volontà si possono affrontare le difficoltà.
Qual è l’augurio più grande che fai ai tuoi figli?
Raffaella: Quello di raggiungere e perseguire la serenità, indipendentemente da tutto il resto.
Come trascorrete il tempo in famiglia, in questi giorni, con i vostri figli che si trovano a passare tutto il giorno a casa e a dover rispettare delle precauzioni e restrizioni per via del Coronavirus?
Vita: Siamo molto fortunati perché viviamo in periferia e abbiamo il giardino. I bimbi hanno molto spazio per giocare, correre in bici e rotolarsi nel prato. Essendo molto piccoli, si sono adattati molto facilmente al cambiamento di stile di vita. Per noi genitori è un bell’impegno controllarli.
Raffaella: In questi giorni siamo sommersi di doveri e compiti. Siamo occupati con lo studio a distanza che non è facile. Poi abbiamo riscoperto giochi di società, carte e musica.
La formazione umana, l'abitudine a condividere spazi e a rispettare precise regole di convivenza comunitaria, che avete assimilato durante la tua vita all'interno del Villaggio SOS, tornano nei vostri racconti di mamme, in questo delicato momento?
Vita: si certo, l’educazione e i valori ricevuti al Villaggio SOS cerco di trasmetterli ai miei bambini, cercando di farli sentire fortunati nell’avere dei genitori e una famiglia unita, in modo che non diano nulla per scontato.
Raffaella: questo delicato momento è molto difficile da gestire. Si cerca di essere pazienti e di rispettare le regole.
Come stanno reagendo i vostri figli, hanno paura? Come state cercando di tranquillizzarli?
Vita: Mio figlio di 3 anni si è reso conto del cambiamento, non si va più a scuola, non si va più in giro, niente nonni e tanto altro, ma è tutta colpa del “virus monello” che prima o poi va via. Anche se si cerca di non trasmettere ansie e preoccupazioni, un velo di paura nel bambino trapela, ma poi basta distrarlo nelle sue attività e torna tranquillo.
Raffaella: Sono abbastanza tranquilli. Mio marito lavora nell’ambito del 118 e ha spiegato loro un po' di cose rispetto al virus. Sono stanchi di vedere la TV e io cerco di assecondarli perché a volte le informazioni sono troppe e si crea confusione. Ho spiegato loro che la mascherina farà parte di noi finché non ci sarà il vaccino. Speriamo tutti di uscire presto per prendere un po’ d’aria, passeggiare, andare a trovare i parenti. Ovviamente con le dovute precauzioni!
Per molte persone alla preoccupazione del contagio si somma la preoccupazione economica: la possibile perdita di lavoro, l’impossibilità di garantire una serenità ed una stabilità alla propria famiglia. Ti sentiresti di condividere la tua esperienza? E quali consigli ti senti di dare?
Vita: L’emergenza ha messo in evidenza quanta poca certezza ci sia nella vita. Quindi credo che dobbiamo imparare che la serenità va cercata al di là della ricchezza, in altri valori come l’unione familiare, la salute e la solidarietà. Come tutte le esperienze difficili, c’è molto da imparare e da questa credo che dovremmo imparare a guardare al di là del nostro piccolo orticello.
Raffaella: La stabilità economica e le preoccupazioni sono all’ordine del giorno purtroppo. Ma sono positiva di natura e cerco di non trasmettere le ansie ai miei figli. Speriamo di riprenderci tutti da questo momento e di tornare presto a goderci la vita di ogni giorno.