13.10.2017

La testimonianza di Giorgio: in viaggio fino in Laos per abbracciare Tachsy

 “Conservo ancora i braccialetti di cotone ricevuti durante la cerimonia di benvenuto. Ognuno dei componenti della famiglia di Tachsy 'Kickock', la madre affidataria e gli altri 5 ragazzini, me li avevano allacciati ai polsi recitando un mantra di buon augurio. Mi aveva commosso la sincera volontà di augurarmi del bene e quindi finché non si rompono per l’usura, li terrò ai polsi”.


Inizia così il racconto emozionante di Giorgio, che ha deciso di incontrare di persona il bambino che, fin dall’età di 2 anni, sostiene a distanza e che vive in Laos, nel sud-est asiatico.

"Ho deciso di adottare a distanza Tachsy dopo un breve viaggio in Laos. La gentilezza della popolazione mi aveva toccato in modo così profondo che mi era sembrato doveroso aiutare i bimbi meno fortunati e SOS Villaggi dei Bambini - che già conoscevo per ragioni di lavoro in Asia Centrale."

"Nel maggio del 2017 mi trovavo in Indocina e quindi mi era venuta l’idea di organizzare una piccola deviazione per recarmi a Vientiane, conoscere il bambino di cui avevo ricevuto foto e notizie. Durante il viaggio verso il Villaggio SOS, mi ha colpito il contrasto tra lo squallore delle trafficate e polverose strade della periferia della capitale e la pulizia e l’ordine del Villaggio.

Sono stato accolto dalla gentile ed efficente signora Latsavay - responsabile dei contatti con i donatori – che mi aspettava insieme a Tachsy, tutto vestito a festa. Dopo una breve chiacchierata, ho visitato il Villaggio, il suo  pronto soccorso, asilo nido e scuole, dalle elementari fino all’ultima classe delle superiori. In tutte le strutture regnava un ordine e un’atmosfera di positività: l’ordine e il rispetto delle regole non sembrava un'imposizione gerarchica, ma piuttosto una regola di convivenza accettata con armonia al fine di crescere e imparare, per porre solide basi per un futuro di indipendenza.

Ho poi pranzato con Tachsy e la sua famiglia: il calore e la solidarietà ricevuti mi hanno fatto sentire un ospite speciale. Vedere l’entusiasmo con cui i bimbi mi accoglievano mi ha riempito di commozione, mentre Tachsy tutto orgoglioso, mostrava che uno straniero era venuto da così lontano per incontrarlo.

Dopo i commoventi saluti, ho ripreso la moto e lasciato il Villaggio SOS. Lungo la strada verso l’hotel, guidavo e pensavo alla giornata: certamente avevo ricevuto molto di più di quello che avevo dato; credevo di portare calore umano e solidarietà, e invece ne avevo ricevuto molto di più”.


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