Diritti dei bambini
– 14.11.2024
Violenza domestica: cos’è, chi colpisce e come si contrasta
La violenza domestica è un fenomeno molto diffuso e in crescita, in Italia come nel mondo. Le vittime più frequenti di violenza in casa sono le donne, i bambini e gli anziani. Su di loro, i maltrattamenti in famiglia possono lasciare ferite profonde, sia nel breve che nel lungo termine.
Violenza domestica è una locuzione che sembra nascondere in sé una contraddizione profonda. Come è possibile, infatti, che la casa, luogo di protezione per eccellenza, possa trasformarsi in uno spazio in cui si subisce o si assiste alla violenza? È un’eventualità difficile da accettare, ma purtroppo molto frequente. Per tante persone, soprattutto donne e bambini, le mura domestiche possono diventare una prigione invece che una rassicurazione, una trappola invece che un nido. Si tratta di un fenomeno di cui è necessario parlare sempre di più e che è opportuno conoscere e discutere, per farlo emergere e per rendere più efficaci le strategie di contrasto.
Cos’è la violenza domestica? Definizione e tipologie
La definizione di violenza domestica comprende
qualsiasi forma di abuso esercitata all'interno di un contesto familiare o di convivenza intima, in cui una persona cerca di esercitare controllo o potere su un'altra.
Nelle sue manifestazioni pratiche, la violenza domestica si concretizza in comportamenti e azioni volti a dominare, intimidire o danneggiare psicologicamente, fisicamente o economicamente l'altro. Può quindi assumere varie forme e coinvolgere partner, figli, o altri membri della famiglia,
Le principali tipologie di violenza domestica sono:
- violenza fisica: comprende qualsiasi forma di contatto fisico che causi dolore o danno alla persona, come schiaffi, pugni, calci, strangolamenti e altri gesti simili;
- violenza psicologica o emotiva: si concretizza nell'uso di minacce, insulti, umiliazioni e manipolazioni con cui l’abusante cerca di destabilizzare emotivamente la vittima e minarne l'autostima, facendola sentire insicura, isolata o inadeguata;
- violenza sessuale: include qualsiasi atto sessuale imposto senza il consenso dell’altra persona, come i rapporti non voluti o le molestie, e può avvenire anche all'interno di una relazione di coppia;
- violenza economica: si manifesta attraverso il controllo delle risorse finanziarie e si concretizza in comportamenti come impedire alla vittima di lavorare, monitorarne le spese, sottrarle denaro;
- violenza spirituale o religiosa: prevede la manipolazione delle credenze religiose o spirituali per giustificare il controllo o l'abuso, oppure per impedire alla persona di praticare liberamente il proprio credo;
- stalking: nei casi in cui chi abusa adotta comportamenti di controllo insistenti, come pedinamenti, monitoraggio dei movimenti o delle attività online della vittima.
I reati di violenza domestica
La gravità dei comportamenti che costituiscono casi di violenza domestica ha portato il legislatore, in Italia, a prevedere specifici reati che puniscono queste condotte. Alla luce di queste norme, quindi, la violenza domestica è a tutti gli effetti un reato per il Codice penale italiano. L’articolo di riferimento è il 572 c.p. , che punisce i cosiddetti maltrattamenti in famiglia o verso conviventi con pene che vanno da 2 a 6 anni di reclusione (aumentati se la vittima è minorenne o se la violenza porta a conseguenze gravi).
Gli episodi di violenza in casa, però, possono integrare anche altri reati:
- lesioni personali (artt. 582 e 583 c.p.): qualsiasi atto di violenza fisica che provochi lesioni alla vittima;
- violenza sessuale (artt. 609 bis e ss. c.p.): qualsiasi forma di violenza sessuale, compresa l’imposizione di rapporti sessuali non voluti all’interno della coppia;
- atti persecutori (art. 612 bis c.p.): comportamenti di minaccia, controllo o molestie ripetute, che provocano nella vittima ansia, paura o uno stato di stress costante;
- violenza privata (art. 610 c.p.): atteggiamenti violenti o minacciosi, con cui si costringe un’altra persona a fare, tollerare o omettere qualcosa.
Al di là della punibilità dei singoli reati, poi, la legge italiana prevede strumenti specifici per tutelare le vittime di violenza domestica, come l’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima.
Infine, è importante sottolineare che, con l’introduzione del Codice Rosso (Legge n. 69/2019), l’Italia ha rafforzato ulteriormente la protezione delle vittime di violenza familiare, garantendo procedure accelerate per la segnalazione e trattazione dei casi di aggressione e aumentando le pene per alcuni reati.
Le vittime di violenza in casa: donne, bambini, anziani
La violenza domestica può colpire chiunque, senza distinzioni di sesso, età, classe sociale, o livello di istruzione. Tuttavia, le statistiche rivelano l’esistenza di particolari categorie che sono più a rischio di ritrovarsi vittime di violenza in famiglia. Allo stesso modo, ci sono dei fattori socioeconomici e culturali che rendono più facile il verificarsi di episodi violenti in casa.
Nello specifico, sono categorie particolarmente vulnerabili:
- le donne, soprattutto giovani tra i 18 e i 34 anni (anche se il fenomeno si riscontra purtroppo in tutte le fasce d’età);
- i bambini e adolescenti, che possono subire violenza direttamente o indirettamente (violenza assistita), con gravi conseguenze sul loro sviluppo emotivo, cognitivo e sociale;
- gli anziani: vittime di violenza fisica e psicologica perpetrata da membri della famiglia o dai caregiver (la figura che si occupa di anziani totalmente o parzialmente non autosufficienti);
- persone con disabilità, che possono avere difficoltà a cercare aiuto o a segnalare la violenza per via di barriere fisiche o dipendenza dal caregiver.
Inoltre, quando si parla di violenza domestica e di abusi in famiglia, è bene sottolineare che il contesto sociale e culturale può influire sulla percezione della violenza stessa e quindi sulle possibilità di denuncia. Molte vittime, infatti, si sentono costrette al silenzio per vergogna, paura o mancanza di risorse economiche. Tuttavia, il supporto psicologico e legale, insieme alle reti di protezione e ai centri antiviolenza, offre possibilità sempre maggiori per chiedere aiuto e uscire da queste situazioni.
I segnali che rivelano che una persona sta subendo violenza in famiglia
I segnali della violenza domestica possono essere sottili o evidenti, ma sono spesso riconoscibili osservando cambiamenti nel comportamento, nell'aspetto fisico o nelle relazioni sociali della vittima. In particolare, vanno tenuti sotto osservazione:
- segnali fisici (lividi, tagli, bruciature o ferita), specialmente se frequenti;
- isolamento sociale e allontanamento da amici, parenti o colleghi;
- cambiamenti comportamentali, come l’insorgere di ansia, depressione, sbalzi d’umore estremi;
- difficoltà economiche anche nella gestione di piccole spese;
- bassa autostima e sentimenti di autosvalutazione.
I numeri della violenza domestica in Italia
Le comprensibili resistenze che alcune vittime manifestano verso la denuncia fanno sì che la violenza domestica in Italia continui a rimanere in buona parte sommersa e invisibile (anche se il Ministero degli interni ha registrato un aumento delle denunce del 105% nel decennio 2013-2023). Difficile, perciò, reperire statistiche ampie e dettagliate su questo fenomeno, che permettano di tracciarne con precisione contorni e dimensioni. Un quadro, però, può essere ricostruito, affidandosi alle statistiche esistenti che riguardano la violenza sulle donne (molto indagata) e quella sui minorenni.
I dati Istat sulla violenza di genere, infatti, rivelano che il 5,3% delle donne italiane subisce maltrattamenti a opera del partner, a cui si aggiunge una quota dell’8,4% che è vittima di un ex partner. Addirittura, se si guarda ai soli stupri, il 62,7% è commesso da un partner (attuale o ex), mentre il 3,6% da parenti e il 9,4% da amici. Inoltre, nel 58,7% dei casi tali abusi avvengono a casa della vittima. Il discorso non cambia nei casi di violenza fisica non sessuale: il 37,6% delle donne che subisce maltrattamenti dal partner riporta ferite, ematomi, contusioni o altre lesioni (un’incidenza che sale oltre il 44% tra le donne straniere). Infine, oltre la metà delle donne vittime di violenza dichiara che i propri figli assistono alle violenze (e nel 19% dei casi le subiscono anche).
Gli effetti della violenza domestica sui figli
Che sia diretta o indiretta, la violenza domestica ha sempre effetti profondamente negativi sul bambino che la subisce o vi assiste, sia nel breve che nel lungo termine. L’effetto più immediato è rappresentato dai traumi fisici (lividi, ferite, addirittura fratture) che si accompagnano a quelli emotivi. La violenza in casa, infatti, oltre a violare il corpo del bambino, può danneggiarne la mente, creando un clima di paura e ansia.
I bambini vittime di violenza, poi, sono più inclini a sviluppare aggressività, comportamenti oppositivi, impulsività e difficoltà a rispettare le regole. Vivere in un ambiente instabile e violento, infatti, li espone a uno stato di allerta costante, che può portare a disturbi come depressione e stress post-traumatico (PTSD). Possono diventare silenziosi e introversi oppure sperimentare incubi frequenti, disturbi del sonno e difficoltà di concentrazione. Non è raro, poi, che siano loro stessi a esprimersi in modo violento, avendo introiettato questa modalità come accettabile nella gestione dei conflitti. Comportamenti di questo tipo possono avere ulteriori ripercussioni negative, soprattutto in ambito scolastico o in tutti quei contesti in cui i bambini sono invitati alla socializzazione. Non sono infatti rari i casi in cui, a seguito delle violenze, insorgono problemi nell’apprendimento o nello sviluppo di relazioni sane (anche a causa di una bassa autostima e della tendenza a dipendere emotivamente dagli altri).
Nei casi più gravi, poi, l'instabilità emotiva può portare bambini e adolescenti a sviluppare comportamenti autodistruttivi, come l'uso di sostanze, forme di autolesionismo o i disturbi alimentari. Infine, i minorenni che subiscono o assistono a episodi di violenza domestica hanno maggiori probabilità di essere coinvolti in relazioni violente da adulti, sia come vittime che come autori, perpetuando così un ciclo di violenza intergenerazionale, una catena difficile da spezzare.
Cosa fare in caso di violenza domestica
La gravità delle conseguenze che possono scaturire dalla violenza domestica rende ancora più evidente l’urgenza di agire per contrastarla. Un’azione che deve partire fin dalla prevenzione e che riguarda sia che subisce violenza, sia chi viene a conoscenza di casi del genere.
La priorità è sempre e comunque la segnalazione delle violenze alle forze dell’ordine. Esistono una molteplicità di canali per farlo: dal classico numero unico per le emergenze (112) a quello dedicato proprio alle violenze e allo stalking (1522). Fisicamente, invece, ci si può rivolgere ai centri antiviolenza e ai consultori pubblici, diffusi capillarmente in tutta Italia.
In ottica preventiva, invece, è estremamente utile portare avanti un lavoro di sensibilizzazione, a partire dalle scuole, che favorisca la nascita di una cultura del rispetto verso tutti gli esseri umani e del rifiuto della violenza.
L’impegno di SOS Villaggi dei Bambini contro la violenza familiare
La delicata situazione dei minorenni vittime di violenza in famiglia richiede interventi mirati, volti ovviamente a tutelare per prima cosa il benessere del bambino, tenendo in considerazione la rete di relazioni in cui è inserito. Per questo motivo, come SOS Villaggi dei Bambini, sosteniamo i minorenni a rischio di perdere le cure dei genitori o temporaneamente allontanati dalla famiglia d’origine.
Al centro di questo impegno si trova il Programma Mamma e Bambino, che si sviluppa nei Villaggi SOS e attraverso un programma di affido familiare interculturale a Torino, con tre tipologie di servizi:
- Casa SOS Mamma con Bambino: organizzato in collaborazione con i servizi sociali territoriali, accoglie giovani madri e gestanti che necessitano di supporto durante la gravidanza e nei primi anni di vita del bambino, spesso per motivi sociali o per mancanza di reti familiari di supporto;
- Casa SOS per donne vittime di violenza: dedicata a donne (e ai loro figli) vittime di violenza o esposte a rischi di maltrattamenti, che necessitano di un ambiente sicuro in cui vivere e di supporto psicologico, legale e sanitario per ritrovare serenità e sicurezza;
- Appartamenti per l’autonomia: situati all'esterno dei Villaggi SOS, questi appartamenti sostengono il recupero della genitorialità attraverso un percorso di autonomia economica e lavorativa e rafforzano il legame mamma-bambino.
Scopri la campagna “La violenza non è un gioco”