ROUHAIFA EL-DANAF, MAMMA SOS NEL VILLAGGIO DI BHERSAF, LIBANO
– 03.08.2006
ROUHAIFA EL-DANAF, MAMMA SOS NEL VILLAGGIO DI BHERSAF, LIBANO
03/07/06 - Lavoravo come insegnante ma sapevo che mancava qualcosa nella mia vita e pregavo Dio di mostrarmi il modo per renderla completa. Era l'inizio degli anni Novanta. Per caso, una sera vidi un programma televisivo. Non era la prima volta che sentivo parlare di mamme SOS ma era la prima volta che mi colpiva così. Era il momento giusto ed ero sicura di aver finalmente trovato quello che cercavo.
Fissai un appuntamento con il direttore nazionale, Amal Sawaya.
Dissi a mia madre che uscivo con un’amica e feci un lungo colloquio con lui.
Tutto mi appariva sempre più chiaro e compresi che era la professione giusta per me. Mia madre non era d’accordo ma le dissi che era il lavoro della mia vita e che, se veramente mi amava, avrebbe dovuto rispettare la mia scelta.
Amal mi consigliò di aspettare, di parlarle e di cominciare la formazione per diventare mamma SOS solo quando la situazione si fosse sistemata.
Il 21 aprile è stato il mio primo giorno nel Villaggio SOS di Bhersaf. Provavo sentimenti mai neanche immaginati prima.
Amavo i bambini, ovviamente, ma c’era qualcosa di più. È stato come trovare me stessa. Le sensazioni erano così forti che ho dovuto scriverle. Mia madre venne a trovarmi e le feci leggere quelle pagine.Voleva convincermi a rinunciare ma, vedendomi così felice, scelse di rispettare la mia decisione. Ho lavorato per un po’ come zia SOS ma era ancora troppo poco per me.
Il contratto di due anni mi sembrava lunghissimo.
Dovevo avere pazienza! Un giorno il direttore mi disse che in dicembre avrebbero riaperto una casa. Piansi di gioia e pregai Dio che mi aiutasse a diventare una mamma SOS brava e responsabile.
Ero nervosa prima che arrivassero i bambini ma con me c’erano le zie SOS e i collaboratori.Tre fratellini arrivarono alla fine di novembre del 1997.
Rosi, 11 anni; Rami, 10 e Marc di appena 20 mesi.
Ho cercato di non manifestare troppo i miei sentimenti perché non sapevo come avrebbero potuto reagire. Mi chiamavano mamma ma sentivo che non era naturale. Non avevo nessun problema ad accudirli ma lo facevo come fosse solo un lavoro e anche loro lo capivano.
Il nostro rapporto aveva bisogno di tempo per crescere. Marc era molto attaccato a Rosi e pianse molto quando lo misi a letto. Incominciai a raccontargli una storia, mi addormentai al suo fianco e al risveglio mi trovò ancora lì. Si calmò e incominciò a capire che poteva fidarsi di me.
Cercai di costruire piano, piano un rapporto vero tra me e i fratellini; ognuno doveva adattarsi all’altro. Youssef e Milad, invece, erano stati allontanati dalla loro famiglia da piccoli e si adattarono senza problemi al nuovo ambiente.
Rosi aveva un’immagine molto negativa di sua madre ed sapevo che poteva anche rifiutare una nuova figura materna. Solo quando si accorse che il fratellino si stava affezionando sempre di più a me, cominciò lentamente ad abbassare le sue difese. Un giorno venne in visita mia zia e Rosi la insultò. Stava riversando su di lei tutto il rancore che provava per la madre.
Le spiegai che tutti facciamo degli errori e che lei doveva cercare di perdonare sua madre. Sapevo che sarebbe stato molto difficile ma, continuando così, avrebbe solo fatto del male a se stessa, riempiendo il suo cuore di odio. Rosi, da allora, si è avvicinata moltissimo a me. Ho iniziato, così, a mettere ordine nelle loro vite e questa era per loro una novità.
Ogni venerdì facciamo una piccola riunione famigliare. Lo scopo è quello di insegnare ai bambini a condividere i problemi. È stato il mio punto di partenza per instaurare un buon rapporto tra di loro.
C’è una certa disciplina ora in casa, necessaria per poter vivere felici insieme come in una vera famiglia, ma c’è voluta molta pazienza. I legami all’interno della famiglia sono diventati ogni giorno più forti, grazie all’amore, alla fiducia e alla responsabilità. È più facile avere a che fare con bambini orfani.
Non ci sono conflitti tra la famiglia SOS e quella naturale e i bambini accettano il cambiamento molto più facilmente. È molto più difficile gestire bambini allontanati dalla famiglia, specialmente quando la madre viene a trovarli. Elsie, il giorno della festa della mamma mi disse: “Guarda, questi fiori sono per la mia mamma. Glieli darò quando arriva”.
Sapevo che non sarebbe venuta e così ho detto: “Ok, ma se non dovesse venire oggi, ti darò altri fiori per quando verrà!”.
Ho sempre cercato di dare una visione positiva ma onesta dei loro genitori. Cerco di mostrare loro la realtà in modo positivo.