Sorelle di un altro mondo
– 01.08.2006
SORELLE DI UN ALTRO MONDO
Caldo soffocante, terra rossiccia, luce accecante. Cammino in mezzo alle capanne di un piccolo villaggio africano, mentre aspetto di incontrare il mio collega. Una donna sta pestando il miglio in un mortaio, colpo dopo colpo continua per decine di minuti. Non suda, non sbuffa, non viene aiutata. Anche domani farà la stessa cosa, perchè non ci sono modi di conservare il cibo a queste temperature: quando pesti il miglio, dopo lo mangi. ...
Il tempo di girarmi da un’altra parte e intravedo da lontano decine di donne in fila alla pompa dell’acqua, piene di catini e di taniche.
Spesso hanno con loro alcuni bambini, così nel ritorno ognuno di loro farà la sua parte e trasporterà un contenitore.
Le stesse persone le incontrerò nuovamente sulla strada verso la capitale, in fila, a piedi, impegnate a percorrere anche distanze infinite per raggiungere casa.
Il paesaggio è lussureggiante, ai lati delle strade ci sono gruppi di donne che mostrano la loro merce: cesti pieni di papaie, ottenute dai loro orti, tutte offrono la stessa cosa. Sostano sulla strada per l’intera giornata ma i compratori interessanti, quelli che viaggiano sulle auto, a fine giornata non saranno più di dieci.
Il mio problema è fermarmi a comprare: sapendo che le loro entrate mensili dipendono dalla vendita di poca frutta, chi scegliere?
Eppure questo primo contatto con la condizione delle donne in un paese povero svela la parte meno problematica della loro vita.
Messe al mondo da altre donne con lo stesso destino, vivono i loro primi mesi di vita legate alla schiena delle madri, cullate dal loro incessante lavoro. Giocano nei cortili delle capanne, in mezzo a pozzanghere, animali non vaccinati, polvere. Per questo soffrono di diarrea, che porta alla malnutrizione, insieme al cibo che mangiano, poco e difficilmente variato.
Il dato impressionante è che nei paesi in via di sviluppo più di un quarto dei bambini sotto ai cinque anni è sottopeso. Molti di loro moriranno, altri ancora sopravvivranno a fatica.
Le bambine, se riescono ad andare a scuola, sono fortunate, significa che i genitori hanno abbastanza soldi per rinunciare al loro aiuto nelle faccende domestiche, come trasportare i catini d’acqua, e per pagare il cibo, i libri e i vestiti.
Comunque è una condizione che non dura molto, solo il 28% delle bambine frequenta la scuola media e prosegue gli studi.
Senza quasi accorgersene, costituiscono una nuova famiglia, con matrimoni precoci o in giovane età.
Un esempio: in sei paesi dell’Africa dell’Ovest circa il 44% delle donne si sposa prima dei 15 anni.
La speranza è quella di trovare una brava persona, che non le picchi (nel mondo una donna su tre subisce violenza o viene abusata), che non le abbandoni con la prole e che non trasmetta loro l’AIDS (la percentuale maggiore delle donne sieropositive si trova nei paesi in via di sviluppo, il 77% vive in Africa).
Nella loro vita il parto è un momento estremamente delicato, nella maggior parte dei casi non possono contare sull’aiuto di una struttura sanitaria. Partoriscono in casa, con una levatrice che spesso utilizza pratiche tradizionali. Se sopravvengono delle complicazioni la vita finisce, sia per loro che per i bambini.
Nei paesi poveri circa 1 donna su 48 muore durante il parto o per complicanze sorte a causa del parto, mentre la mortalità infantile si attesta a 78 bambini su mille.
Negli anni successivi queste donne continueranno a fare figli, molti dei quali moriranno nei primi anni di vita. Se la sorte è loro favorevole, farà in modo che il marito non muoia. Altrimenti, diventando vedove, in molti paesi finiranno ai margini della società. Basta ripercorrere la vita di una di queste donne, sorelle di un altro mondo, per capire che lo sviluppo passa dal benessere del genere femminile.
C’è bisogno che una donna sappia leggere e scrivere, per potersi informare, conoscere, sapere, per poter decidere se trovare un lavoro retribuito, per non subire le violenze dei parenti o dei mariti perchè comunque sa di poter trovare altre alternative, per apprendere come e quando avere figli e, soprattutto, come allevarli e sostenerli nel corso degli anni.