SOS Villaggi dei Bambini – 08.03.2021

Empowerment di bambine, ragazze e madri per superare le diseguaglianze: le testimonianze delle donne accolte nei Villaggi SOS

Se le donne hanno sempre dovuto lottare per vedersi riconosciuti diritti ed eguaglianza di genere, la pandemia da Covid-19 non ha fatto che acuire le disparità e le violenze. SOS Villaggi dei Bambini ricorda il suo impegno per accogliere e sostenere bambine, ragazze e donne in difficoltà, e per accompagnarle alla piena realizzazione di sé stesse.

 Milano, 5 marzo 2021 – "Women in leadership: achieving an equal future in a Covid-19 World" è il tema scelto dalle Nazioni Unite per celebrare, in occasione della Festa della Donna dell’8 marzo, gli enormi sforzi delle donne e delle ragazze di tutto il pianeta nel plasmare un futuro più equo, in un mondo in cui la pandemia da Covid-19 ha invece ulteriormente aggravato le diseguaglianze e il gap di genere. Un dato su tutti lo ha fornito l’Istat nei giorni scorsi: su 100mila occupati in meno nel mese di dicembre 2020, 99mila sono donne. Eppure proprio loro, le donne, ricorda l’ONU, sono in prima linea nella crisi del Covid-19, come operatori sanitari, caregiver, innovatrici, organizzatrici di comunità e leader nazionali tra i più esemplari ed efficaci nella lotta alla pandemia.

La parola chiave per raggiungere il “futuro equo” che la Giornata auspica è empowerment, e SOS Villaggi dei Bambini lavora quotidianamente con questo obiettivo, accogliendo e sostenendo bambine, ragazze e donne per accompagnarle in un percorso di crescita e di autonomia. “In occasione della Festa della Donna spiega Samantha Tedesco, Responsabile Programmi e Advocacy di SOS Villaggi dei Bambini - vogliamo ribadire con forza gli impegni assunti dalla nostra Organizzazione verso l’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030, quello che mira a ottenere la parità di opportunità tra donne e uomini nello sviluppo economico, l'eliminazione di tutte le forme di violenza nei confronti di donne e ragazze e l'uguaglianza di diritti a tutti i livelli di partecipazione. All'interno dei Programmi e Villaggi SOS, lavoriamo quotidianamente per superare le diseguaglianze sociali e di genere e per garantire l'empowerment di ogni bambina, ragazza o donna accolta e sostenuta dall'Organizzazione”.

Con l’avvicinarsi dell’8 marzo, abbiamo voluto far parlare loro: le ex bambine, le giovani donne e le madri che nei Programmi e Villaggi SOS hanno trovato protezione e cura, ma anche fiducia, sostegno e strumenti concreti per diventare “chi vogliono essere”, come racconta Teresa nella prima delle storie che seguono.

TERESA: “ERO UNA BAMBINA ARRABBIATA, OGGI SOGNO DI INSEGNARE AI PIÙ PICCOLI”

Nei Programmi e Villaggi SOS in Italia oggi sono accolti oltre 300 bambini e ragazzi che, per motivi diversi, non possono contare sul sostegno della propria famiglia per crescere. Nel Villaggio SOS ritrovano un ambiente sereno e familiare, che condividono con i coetanei e gli adulti che stanno sempre accanto a loro, mantenendo, ove possibile, il legame con la famiglia di origine. Racconta Teresa: “Il Villaggio SOS è stato per me una seconda grande famiglia. Sono stata accolta qui con i miei fratelli, ma a loro si sono poi aggiunti i nuovi fratelli e sorelle con i quali vivevamo ogni giorno. I più grandi aiutavano i più piccoli. Si rideva, si giocava, si litigava, ci si arrabbiava. Esattamente come in ogni famiglia. A volte credono più loro in te di quanto ci creda tu. Il Villaggio SOS è un luogo di condivisione e riflessione. Io ero una ragazza molto arrabbiata, arrivavo a tirare pugni contro il muro. Ti fai tante domande: perché io? Cosa ho fatto di male? Queste domande crescendo non hanno più senso. Qui trovi l’affetto, la serenità, chi si dedica a te... nel fare i compiti, nell’ascoltarti, nell’accompagnarti a fare sport. Io ho ritrovato un punto di riferimento fermo in Zia Vita. La scrittura è il mio mezzo espressivo preferito. L’affetto, la tristezza, la rabbia, la felicità, che non riuscivo ad esprimere a voce, riuscivo a trasferirli solo sul foglio. Se devo dire qualcosa di importante, la scrivo. Io sono andata via dal Villaggio SOS nel 2018, ma sento Zia Vita molto spesso. A volta la domenica mangio da lei. Il Villaggio SOS e le persone che mi sono state accanto, ci sono sempre. Ti aiutano a diventare chi vuoi essere. Quello che sono oggi lo devo al Villaggio SOS. Anche quello che diventerò. Non sempre da un’esperienza negativa nasce qualcosa di brutto. Io ho lavorato su me stessa e oggi guardo al mio futuro con fiducia. Il mio sogno è quello di laurearmi in Scienze della Formazione per poter insegnare e stare con i bambini. Ma è anche quello di trovare il modo per acquistare una macchina fotografica professionale e migliorare il mio stile fotografico”.
 

ANNA: “VOLEVAMO PIÙ AUTONOMIA, COSÌ ABBIAMO CREATO LA CASA DELLE RAGAZZE”

SOS Villaggi dei Bambini accompagna i ragazzi accolti nel loro percorso di crescita, e lavora per facilitare l’accesso anche alla formazione e al mondo del lavoro, attraverso il Programma Autonomia Giovani (PAG), dedicato ai giovani tra i 15 e i 25 anni. Nel 2020 sono stati 99 i ragazzi coinvolti e accompagnati alla scoperta dei propri talenti, attraverso il bilancio di competenze e la ricerca di attività di volontariato e professionali nei territori di residenza. Ormai giovane donna e madre, Anna ricorda così quel periodo di passaggio all’età adulta: “Il Villaggio SOS è un luogo in cui l’ascolto è pratica quotidiana, anche quando le richieste possono essere impegnative. Tra queste, la nostra volontà di crescere ed essere più autonome: volevamo che venisse creata la Casa Delle Ragazze. Era una nostra fortissima esigenza. Iniziavamo a crescere e insieme a noi cresceva il forte desiderio di indipendenza. Abbiamo lavorato con le nostre educatrici per prepararci ad essere più autonome. Come cucinare, preparare le lavatrici, fare la spesa facendo caso al rapporto qualità-prezzo… insomma tutte quelle cose che si imparano in una famiglia dai propri genitori. Eravamo pronte e piene di entusiasmo all’idea di poter avere più autonomia e ci siamo battute per avere un luogo che rispondesse a questa nostra esigenza. Il Villaggio SOS ci ha ascoltato e così nel 2012 il sogno si è realizzato. Che gioia, e che avventura! Sei persone con altrettanti caratteri. Chi disordinatissima, chi super ordinata. Chi loquace di prima mattina, chi silenziosa fino a sera. Il rientro da scuola, i racconti, le chiacchiere, i pettegolezzi. Ma anche i giorni difficili, di insofferenza. La condivisione, la convivenza ci hanno messo alla prova, ci hanno insegnato tantissimo. Il percorso di preparazione all’autonomia ci ha reso più sicure per la nostra nuova vita fuori dal Villaggio SOS. Ed è anche questo che mi ha permesso di sentirmi pronta quando ho deciso di diventare mamma”.


SLAVI: “DOPO 11 ANNI DI VIOLENZE, SONO RIUSCITA A SALVARE ME STESSA E I MIEI FIGLI”

Secondo i dati del VII Rapporto Eures sul "Femminicidio in Italia", che mette in relazione i numeri dei primi 10 mesi del 2020 con lo stesso periodo del 2019, la quarantena ha comportato un aumento delle violenze e la gran parte delle vittime di femminicidio convivevano con il proprio assassino. Secondo Eures, il rapporto di convivenza, che nel 2019 ha generato il 57,6% delle vittime, raggiunge il 67,5% nei primi dieci mesi del 2020. Nel trimestre del primo lockdown si attesta addirittura all’80,8%. SOS Villaggi dei Bambini è in prima linea per proteggere le vittime, donne e bambini, dalla violenza domestica, attraverso il Programma Mamma e Bambino, che può accogliere fino a 40 mamme con i loro figli. Il Programma mira a mettere in sicurezza le vittime, evitando traumatiche separazioni e tutelando il legame madre-figlio. Drammatico il racconto di Slavi, una delle mamme accolte nel Programma: “Sono arrivata in Italia nel settembre del 2000. Già dopo il primo anno, il mio compagno ha iniziato a mostrarsi per quello che era: geloso, possessivo, alzava sempre le mani. Io non avevo il coraggio di andare a denunciarlo o di andare in pronto soccorso perché ero sola e non conoscevo nessuno, tutta la mia famiglia era in Serbia. Così sono passati 11 anni, anni di inferno. Mio marito mi ha fatto di tutto: mi spegneva le sigarette sul corpo, mi picchiava, a volte mi chiudeva in bagno, sotto la doccia, anche per dodici ore. Un giorno ha cercato di buttarmi giù dal balcone. A quel punto sono scappata di casa, così com’ero vestita, in infradito e pantaloncini; sono corsa a prendere i miei figli al parco – dove li mandavo per farli distrarre e perché non assistessero alle violenze – e poi sono corsa a fare la denuncia. Alla fine lo hanno arrestato. Con i miei quattro figli siamo stati portati al Villaggio SOS. Lì ho iniziato a lavorare e, un po’ per volta, ci siamo abituati a questa nuova vita, abbiamo trovato la nostra serenità e tranquillità. I miei ragazzi sono stati veramente bravi, ma forse anche io li ho salvati in tempo da questa situazione orribile; molto lo dobbiamo anche agli psicologi di SOS Villaggi dei Bambini, che hanno fatto un lavoro eccellente con loro. Adesso sono sereni, e vivono tranquilli. La più grande è una ragazza incredibile, indipendente e forte. Oggi sono contenta perché sono riuscita a crescere dei ragazzi veramente in gamba, nonostante tutto.”

 

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