SOS Villaggi dei Bambini – 18.11.2021

Rapporto accoglienza 2018-2020

Pandemia e welfare inefficace aumentano l’importanza di garantire qualità nell’accoglienza fuori famiglia

“Urgente banca dati nazionale sui minorenni fuori dalle famiglie d’origine”

  • Quasi raddoppiati i casi di mamme con bambini accolte nei Villaggi SOS
  • Aumenta l’età media dei minorenni in difficoltà, sintomo di interventi tardivi
  • Efficacia del modello di accoglienza dei Villaggi SOS: il 45% dei bambini e ragazzi dimessi per risoluzione dello stato di bisogno contro il 27% della media nazionale

Milano, 18 novembre 2021 – Pandemia, crisi economica e l’assenza di un efficace sistema di welfare diffuso, hanno pesantemente influito sulle condizioni di numerosi nuclei familiari in Italia, ampliato i livelli di povertà, approfondito le diseguaglianze sociali e aumentato i fenomeni di violenza domestica. Un contesto che ha reso più drammatico il fenomeno dei minorenni che necessitano di vivere fuori dal proprio nucleo familiare d’origine per trovare sistemazione in strutture d’accoglienza. SOS Villaggi dei Bambini, con il nuovo RAPPORTO ACCOGLIENZA 2018-2020, fotografa questi mutamenti dando così risposta anche alla necessità, più volte emersa, di disporre una banca dati nazionale sui minorenni fuori dalle famiglie d’origine.

Da oltre 20 anni raccogliamo dati e informazioni sui beneficiari accolti nei Programmi SOS – spiega Samantha Tedesco, Responsabile Programmi e Advocacy di SOS Villaggi dei Bambini – e monitorare il fenomeno delle accoglienze fuori famiglia d’origine è fondamentale, come più volte sottolineato nelle Raccomandazioni all’Italia dal Comitato ONU rispetto all’attuazione della Convenzione sui diritti dell’Infanzia e l’adolescenza. Tale necessità lo è ancora di più dopo che la recente crisi sanitaria ha acuito una situazione delicata e che necessita di un monitoraggio costante”. “I beneficiari dei servizi di accoglienza residenziale dei Villaggi SOS” – sottolinea Tedescorappresentano stabilmente da anni una quota significativa di quella assicurata dalle comunità per minorenni presenti sul territorio italiano. Pertanto le analisi condotte all’interno dell’Organizzazione sono utili a svolgere un ragionamento complessivo sulle caratteristiche dei minorenni che non vivono con la propria famiglia di origine in Italia”.

All’interno del perimetro della residenzialità dei Villaggi SOS emerge un raddoppio (dal 2018 al 2020 più 85%) del numero di ospiti dei servizi mamma-bambino, in controtendenza rispetto agli ospiti dei restanti servizi residenziali per minorenni, progressivamente in calo. “Abbiamo aumentato la presenza di nuclei mamma-bambino” – sottolinea Samantha Tedesco – “in un impegno costante di lavoro con i nuclei vulnerabili, in particolare con le donne vittime di violenza, affinché si superino le difficoltà senza una separazione tra genitore e bambino”.

Un altro dato che fa riflettere, e che si allinea ad un analogo andamento rilevato a livello nazionale, riguarda l’età dei ragazzi e delle ragazze che arrivano nei Villaggi SOS.La maggior parte degli accolti sono ragazzi grandi” – spiega Tedesco – “sintomo spesso di interventi tardivi quando ormai le situazioni si sono irreversibilmente danneggiate. Siamo lontani quindi dallo stereotipo dei bambini piccoli allontanati”.

Molta parte delle accoglienze (54%) nei Villaggi SOS dura fino a 24 mesi e non oltre, rispettando appieno il mandato della legge 149 del 2001.  Per poco meno di un dimesso su due dai servizi dei Villaggi SOS la motivazione della chiusura dell’esperienza di accoglienza risiede nella conclusione degli interventi e della presa in carico per risoluzione dello stato di bisogno (45%), un’incidenza decisamente più alta di quella riscontrata a livello nazionale che si attesta al 27%. “Se non c’è adeguato accompagnamento all’autonomia” – sottolinea Samantha Tedesco – “si rischia di vanificare tutto il lavoro fatto in precedenza, lasciando soli precocemente i ragazzi e senza strumenti per affrontare la vita adulta”.

È bene ricordare che SOS Villaggi dei Bambini, in qualità di Organizzazione nazionale di riferimento nel campo dell’accoglienza e della formazione dei minorenni fuori dai nuclei familiari, ha contribuito alla stesura delle Linee Guida ONU sull’accoglienza fuori famiglia d’origine e delle Linee di indirizzo per l’accoglienza nei servizi residenziali per minorenni del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. In tali contesti SOS Villaggi dei Bambini ha portato avanti alcuni elementi fondamentali, tra cui il diritto per i bambini fino a 6 anni ad essere accolti in famiglia e non in comunità residenziale, il diritto ad un Progetto partecipato, l’importanza dell’accoglienza congiunta dei fratelli.

Uno dei punti cardine di SOS Villaggi dei Bambini è infatti l’accoglienza congiunta di fratelli e sorelle a prescindere dalla loro età. “Per noi il legame fraterno va preservato e tutelato” – chiarisce Samantha Tedesco – “e accogliamo insieme anche fratrie molto numerose. Anche in questo caso l’attenzione che abbiamo è nel mantenimento delle relazioni significative, non solo quelle familiari, che il bambino aveva nei contesti di vita precedenti l’ingresso nei Villaggi SOS”. 

Il Progetto Educativo Individuale (PEI) è uno dei livelli essenziali di qualità del modello di accoglienza di SOS Villaggi dei Bambini ed è costruito in modo partecipato con i bambini e ragazzi accolti affinché ciascuno lo viva come il proprio progetto partecipato. Il 55% di PEI educativi condivisi con il bambino rispetto al 18% del dato nazionale è un esempio di qualità. Il PEI contribuisce al percorso di recupero e ricostruzione delle relazioni familiari, ovvero quanto e come i bambini mantengono la relazione con i propri familiari durante l’accoglienza, la frequenza e le principali modalità di tenuta dei contatti. Secondo i dati emersi, le visite dei familiari agli ospiti dei Villaggi SOS risultano più frequenti del dato nazionale. “Contiamo di raggiungere il 100% entro i prossimi 3 anni” - specifica Tedesco, che aggiunge: “Come organizzazione condividiamo il PEI anche con i servizi invianti affinché siano coinvolti nelle azioni per determinare un’accoglienza di qualità e significativa per il progetto di vita del bambino stesso”.

Un quadro complessivo che ci svela come i Villaggi SOS” – conclude la Tedesco – “condividano con il resto dei luoghi dell’accoglienza disseminati lungo la Penisola alcune linee e prassi comuni ma che, al contempo, siano capaci di marcare la propria unicità in specifici campi come, ad esempio, l’investimento su chiari e documentati progetti di dimissione e accompagnamento all’autonomia o sulla pratica dell’ascolto attivo del bambino e del ragazzo”.

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SOS Villaggi dei Bambini è parte del network di SOS Children’s Villages, la più grande Organizzazione a livello mondiale impegnata da oltre 70 anni affinché i bambini e i ragazzi che non possono beneficiare di adeguate cure genitoriali crescano in una situazione di parità con i propri coetanei, concretizzando appieno il proprio potenziale e la possibilità di vivere una vita indipendente. È presente in 137 Paesi e territori, dove aiuta oltre 1 milione di persone tra bambini, bambine, ragazzi, ragazze e le loro famiglie. In Italia promuove i diritti di oltre 33.000 bambini e giovani e si prende cura di oltre 800 persone tra bambini, ragazzi e famiglie che vivono gravi momenti di disagio. Lo fa attraverso 7 Programmi e Villaggi SOS, rispettivamente a Trento, Ostuni (Brindisi), Vicenza, Saronno (Varese), Mantova, Torino e Crotone.