Violenza di genere
– 25.11.2024
Violenza sulle donne in Italia, i numeri dell’emergenza
In Italia, una donna su tre subisce violenza almeno una volta nella vita. E nella maggior parte dei casi, la violenza di genere si palesa come violenza domestica, perpetrata dal partner o da familiari e conoscenti. Ecco i contorni e i numeri di una vera emergenza, che di frequente coinvolge anche i bambini, nella forma della violenza assistita.
Il 25 novembre, in tutto il mondo, ricorre la Giornata contro la violenza sulle donne. Un appuntamento quanto mai necessario in un contesto internazionale che vede ancora troppe donne vittime di abusi di genere. La violenza sulle donne, infatti, è una delle violazioni dei diritti umani più diffuse al mondo. Secondo le Nazioni Unite, il 35% delle donne ha subito almeno una forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, e in alcuni Paesi questo dato sale fino al 70%. Inoltre, ogni anno, circa 87.000 donne vengono uccise (dati riferiti al 2022): il 58% di queste per mano di partner o familiari. Questo significa che ogni giorno, a livello globale, 137 donne muoiono per mano di persone che conoscono. E l’Italia, purtroppo, non è esente dal problema. Secondo i dati Eurispes, in linea con quelli del Ministero dell’Interno, nel nostro Paese, nel corso del 2024, sono già stati quasi 100 i femminicidi. Storie tragiche, di ragazze e donne i cui nomi, portati alla ribalta dalle cronache, sono spesso diventati tristemente noti. Ancora più spesso, però, questi volti rimangono nell’oblio.
Cos’è la violenza di genere e che forme può assumere
Prima di inquadrare le dimensioni di questa emergenza, è utile però tracciare i confini della sua definizione. Cosa si intende quando si parla di violenza di genere? Il riferimento è a ogni forma di violenza:
- fondata su una discriminazione di genere;
- destinata a mantenere e consolidare rapporti di potere e dominio cristallizzati nel tempo.
La più diffusa è senza dubbio la violenza sulle donne a opera degli uomini. Ma è bene precisare che non è l’unica: sono riconducibili alla violenza di genere anche gli abusi contro le persone omosessuali, bisessuali, transgender e in generale appartenenti al mondo LGBTQ+.
Nella pratica, la violenza di genere può assumere purtroppo molte forme:
- violenza fisica: vi rientrano le percosse ma anche le mutilazioni genitali femminili;
- violenza sessuale: che comprende tutti gli atti o tentativi di atti sessuali non consensuali (come lo stupro o le molestie sessuali);
- violenza psicologica: si concretizza in forma di manipolazione, umiliazione, controllo e intimidazione che causano sofferenza mentale;
- violenza economica: prevede la limitazione o controllo dell’accesso della vittima alle risorse finanziarie per renderla dipendente;
- violenza istituzionale: rappresentata da tutte quelle azioni o omissioni da parte delle istituzioni che discriminano o negano giustizia alle vittime.
Infine, i luoghi in cui la violenza di genere viene perpetrata: sono i più disparati, dall’ambiente domestico (teatro della maggior parte dei delitti) a quello lavorativo, ma non sono esenti anche i luoghi pubblici, come quelli ricreativi o educativi/formativi.
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Le statistiche sulla violenza nei confronti delledonne in Italia
L’ampiezza del fenomeno e il suo legame con contesti familiari e affettivi rende molto difficile una quantificazione puntuale. Se sul già citato numero dei femminicidi si riesce ad avere un quadro chiaro, resta sommerso invece l’insieme di quegli abusi che non sfociano nel gesto estremo ma che sono estremamente diffusi. L’ultima indagine sistemica effettuata dall’Istat, i cui dati sono consultabili online, risale al 2015 e scatta una fotografia allarmante. Secondo la rilevazione, il 31,5% delle donne italiane tra i 16 e i 70 anni (quasi 7 milioni) ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. In particolare, il 20,2% ha subito violenza fisica, il 21% violenza sessuale, e il 5,4% le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro o il tentato stupro. Le violenze sono perpetrate sia da partner o ex partner (13,6%), sia da uomini non partner (24,7%), inclusi estranei, conoscenti, amici, parenti e colleghi di lavoro. Ma sono le forme più gravi di violenza a essere esercitati proprio dai partner: nel caso degli stupri, ad esempio, oltre 2 su 3 avvengono all’interno della coppia.
Per quanto riguarda la forma di violenza subita, l’Istat cita:
- le minacce (12,3% delle donne);
- spintoni o strattonamenti (11,5%);
- schiaffi, calci, pugni e morsi (7,3%);
- percosse con oggetti (6,1%);
- essere toccate o abbracciate o baciate contro la propria volontà (15,6%);
- rapporti indesiderati vissuti come violenze (4,7%);
- stupri (3%);
- tentati stupri (3,5%).
Infine, dati più recenti del Ministero dell’Interno, parlano di un incremento del 105% in dieci anni (2013 – 2023) dei maltrattamenti contro familiari e conviventi. Sono cresciuti del 48%, invece, gli atti persecutori e del 40% le violenze sessuali.
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La legge italiana a tutela delle donne
Di fronte ad un quadro così preoccupante, è lecito domandarsi come lo Stato si adoperi per garantire tutela e protezione alle donne vittime o potenziali tali. Nel corso del tempo, fortunatamente, la normativa sul tema è stata molto rafforzata anche se resta parecchia strada da fare.
In tal senso, un primo riferimento a cui guardare è il Codice penale, che prevede i seguenti reati che puniscono la violenza di genere:
- Art. 572: maltrattamenti contro familiari o conviventi;
- Artt. 582 e 583: lesioni personali (qualsiasi atto di violenza fisica che provochi lesioni);
- Art. 609-bis: violenza sessuale (con pene più severe in caso di minorenni o di abuso di potere);
- Art. 610: atteggiamenti violenti o minacciosi, con cui si costringe un’altra persona a fare, tollerare o omettere qualcosa;
- Art. 612-bis: atti persecutori (stalking).
Assumono poi particolare rilevanza alcuni interventi normativi effettuati nel tempo:
- la Legge n. 154/2001, che ha introdotto misure contro la violenza domestica, permettendo l’allontanamento immediato del responsabile e il supporto economico alle vittime;
- la Legge n. 215/2012, che ha previsto pene più severe per reati commessi contro le donne e promosso una maggiore protezione per le vittime;
- la Legge n. 69/2019, il cosiddetto Codice Rosso, che ha rafforzato ulteriormente la protezione delle vittime di violenza domestica, garantendo procedure accelerate per la segnalazione e trattazione dei casi di aggressione e aumentando le pene per alcuni reati.
L’impegno di SOS Villaggi dei Bambini accanto alle donne vittime di violenza
La difficile situazione delle donne, spesso madri, vittime di violenza familiare richiede interventi specifici e mirati, con l’obiettivo primario di garantire la loro sicurezza e quella dei loro figli, considerando il contesto di relazioni familiari e sociali in cui vivono. Come SOS Villaggi dei Bambini ci impegniamo a sostenere donne e bambini che si trovano in situazioni di fragilità o che necessitano di un intervento protettivo, fornendo percorsi di accoglienza e supporto personalizzati.
Al centro di questa missione c’è il Programma Mamma e Bambino, sviluppato nei Programmi e Villaggi SOS. Il programma si articola in tre tipologie di interventi principali:
- Casa SOS Mamma con Bambino: realizzata in collaborazione con i servizi sociali territoriali, questa struttura accoglie giovani madri, anche gestanti, che affrontano situazioni di disagio sociale o mancanza di una rete familiare di supporto. Qui ricevono assistenza per affrontare la gravidanza e i primi anni di vita del bambino in un ambiente sicuro e protetto.
- Casa SOS per donne vittime di violenza: rivolta a donne e ai loro figli che hanno subito maltrattamenti o si trovano esposte a rischi di violenza. Questa struttura offre loro protezione, supporto psicologico, legale e sanitario per aiutarle a ricostruire un futuro sereno e sicuro.
- Appartamenti per l’autonomia: situati al di fuori dei Villaggi SOS, questi spazi rappresentano un’opportunità per le madri di lavorare verso l’autonomia economica e genitoriale. Attraverso un percorso mirato, le donne rafforzano la propria indipendenza e consolidano il legame con i loro bambini.
Scopri la campagna “La violenza non è un gioco”